La promessa di una rivoluzione si scontra con la dura realtà Doveva essere una rivoluzione assicurativa basata sull'intelligenza artificiale. Invece, Tesla Insurance si trova al centro di un'indagine in California per pratiche scorrette e ritardi "eclatanti" nella gestione dei sinistri. La promessa di premi più bassi e un servizio fulmineo, resa possibile dall'analisi dei dati di guida, sembra essersi infranta contro un muro di inefficienze molto umane. Il Dipartimento delle Assicurazioni della California (CDI) ha avviato un'azione legale contro il braccio assicurativo di Tesla, accusandolo di aver sistematicamente ritardato o negato i rimborsi ai propri clienti. Secondo un recente reportage di TechCrunch AI, le autorità parlano di "pratiche di liquidazione dei sinistri volontariamente scorrette" e di "ritardi madornali in ogni fase del processo", che hanno causato notevoli disagi e danni finanziari agli assicurati. Un problema che cresce da anni Questa non è una crisi improvvisa. I primi segnali di allarme erano emersi già nel 2022, quando il CDI aveva notato un "marcato aumento dei reclami" da parte dei consumatori. Nonostante gli incontri con l'azienda e le promesse di miglioramento, la situazione è solo peggiorata. I numeri, del resto, parlano chiaro: se nel 2022 i reclami erano 83, nel 2024 sono schizzati a 829. E il 2025 si preannuncia ancora peggiore. Secondo i documenti ufficiali, solo fino a settembre 2025, il regolatore ha ricevuto 1.481 reclami, identificando quasi 2.000 violazioni del codice assicurativo statale. Un'escalation impressionante che dimostra un fallimento sistemico nel correggere le proprie pratiche, nonostante i ripetuti avvertimenti delle autorità. L'azienda e il suo partner, State National Insurance Company, rischiano ora multe salate per ogni singola violazione. L'AI non basta se manca il supporto umano Ma come si è arrivati a questo punto? Il progetto di Tesla Insurance, lanciato nel 2019, si basava su un'idea affascinante: usare i dati telematici raccolti dalle auto per creare un profilo di rischio personalizzato e offrire polizze più convenienti ai guidatori virtuosi. Un approccio high-tech che, sulla carta, avrebbe dovuto snellire anche la gestione dei sinistri. La realtà, però, si è rivelata ben diversa. Le indagini del CDI hanno portato alla luce problemi molto più terreni. Per mesi, la posizione di "Responsabile dei Sinistri" (Head of Claims) è rimasta vacante. L'azienda stessa ha ammesso di aver "sottostimato il volume dei sinistri e il personale necessario per gestirli". In pratica, la sofisticata tecnologia di raccolta dati non era supportata da un'infrastruttura umana adeguata a gestire le richieste dei clienti. Questo cortocircuito tra la promessa dell'automazione e la realtà operativa è un campanello d'allarme per tutto il settore "Insurtech". L'intelligenza artificiale può ottimizzare i processi, ma non può sostituire la necessità di un servizio clienti efficiente, empatico e, soprattutto, conforme alle normative. La maggior parte delle violazioni contestate a Tesla riguarda il mancato rispetto dei tempi di risposta obbligatori, un problema di gestione più che di tecnologia. Una lezione per il futuro dell'Insurtech Il caso di Tesla Insurance è emblematico. Dimostra che lanciare un prodotto "rivoluzionario" non è sufficiente se poi si trascurano le basi del business assicurativo: la fiducia e l'affidabilità. I clienti che pagano un premio si aspettano un supporto tempestivo e corretto nel momento del bisogno, a prescindere da quanti algoritmi lavorino dietro le quinte. L'azione legale in California, unita a una class action già avviata a luglio, potrebbe avere conseguenze significative per Tesla, non solo a livello finanziario ma anche di immagine. Il sogno di un'assicurazione intelligente e iper-efficiente si è trasformato, per molti clienti, in un incubo burocratico. Una dura lezione che ci ricorda come, anche nell'era dell'AI, il fattore umano resti fondamentale per il successo.