Quaise: la startup che scioglie la roccia per energia illimitata

Un raggio di energia colpisce una lastra di roccia, che in pochi istanti inizia a brillare. Frammenti si staccano, volano scintille. In meno di due minuti, un buco perfetto appare nel basalto. Non è la scena di un film di fantascienza, ma la tecnologia quasi incredibile sviluppata dalla startup Q...

Un raggio di energia colpisce una lastra di roccia, che in pochi istanti inizia a brillare. Frammenti si staccano, volano scintille. In meno di due minuti, un buco perfetto appare nel basalto.

Non è la scena di un film di fantascienza, ma la tecnologia quasi incredibile sviluppata dalla startup Quaise. L'obiettivo? Rendere l'energia geotermica disponibile ovunque nel mondo, non solo nelle poche aree geologicamente fortunate come l'Islanda o gli Stati Uniti occidentali. L'idea è semplice in teoria: scavare abbastanza in profondità per raggiungere il calore inesauribile del nostro pianeta.

Il problema è che "abbastanza in profondità" significa chilometri e chilometri sotto la superficie, spesso attraverso rocce durissime come il granito. Un'impresa lenta, costosa e logorante per le trivelle tradizionali. Ma Quaise non usa trivelle tradizionali. La sua arma segreta si chiama giroscopio, un dispositivo preso in prestito dalla ricerca sulla fusione nucleare, capace di generare un fascio di onde millimetriche per fondere e vaporizzare la roccia.

Come funziona questa perforazione del futuro?

Immagina un tubo metallico cavo che guida un'ondata di energia invisibile verso il suo bersaglio. Il giroscopio emette un impulso di onde millimetriche che colpisce la roccia, riscaldandola fino a romperla, fonderla o addirittura vaporizzarla. Subito dopo, una punta meccanica raschia via i detriti, che vengono poi espulsi in superficie da un getto d'aria. Il processo si ripete, con l'energia che fa il lavoro pesante e la meccanica che pulisce.

“Vogliamo portare il geotermico oltre i luoghi dove oggi possiamo accedere facilmente a queste temperature”, spiega Matthew Houde, co-fondatore di Quaise. “Se riusciamo a raggiungere profondità di 10-20 chilometri, possiamo rendere il geotermico super-caldo accessibile a livello globale”. Un'impresa che ricorda il famoso pozzo superprofondo di Kola, un progetto sovietico che impiegò quasi 20 anni per superare i 12 chilometri.

Dalla teoria alla pratica: le sfide sul campo

Fondata nel 2018, Quaise ha già dimostrato che la sua tecnologia funziona in laboratorio e nei primi test sul campo. Di recente, l'azienda ha annunciato di aver perforato con successo un pozzo di 100 metri in una cava del Texas. Un passo importante, ma la strada è ancora lunga e piena di ostacoli. Come fa notare Roland Horne, esperto di geotermia della Stanford University, “fare buchi nelle rocce è impressionante. Tuttavia, non è tutto ciò che serve per la perforazione”.

Le vere sfide iniziano quando si opera a chilometri di profondità, dove temperature e pressioni sono estreme. Inoltre, la tecnologia attuale di Quaise perfora solo in linea retta, mentre spesso è necessario deviare la traiettoria. E poi c'è la questione più spinosa di tutte: il costo. “Alla fine, è tutta una questione di costi”, afferma Jefferson Tester, professore alla Cornell University. Per competere, una tecnologia così ambiziosa deve dimostrare di essere economicamente vantaggiosa.

Nonostante gli ostacoli, Quaise tira dritto. L'azienda sta già lavorando a un sistema dieci volte più potente, da un megawatt, e sta avviando un impianto pilota in Oregon per dimostrare di poter gestire una centrale geotermica. L'obiettivo è avere l'impianto operativo già nel 2028. È un momento decisivo per la startup, che deve convincere gli investitori a continuare a credere in un'idea che potrebbe rivoluzionare il settore delle energie rinnovabili. Come ammette Steve Jeske, project manager di Quaise: “Stiamo reinventando la perforazione. Sembra che non dovrebbe funzionare, ma funziona”.