"Rivoluzionario". Una parola secca, decisa. È così che Stephanie Scott, Product Manager di Pixel, ha definito i nuovi Pixel 10 durante l'ultimo episodio del podcast Made by Google. Una dichiarazione d'intenti forte, che alza l'asticella delle aspettative per la prossima generazione di smartphone di Mountain View. Ma cosa si nasconde dietro un termine tanto audace? Non si tratta solo di un upgrade incrementale, ma di un vero e proprio salto generazionale alimentato da un motore completamente nuovo: il chip Google Tensor G5. Il cuore pulsante: Google Tensor G5 Ogni rivoluzione ha bisogno di un motore, e per il Pixel 10 questo motore è il Tensor G5. Google continua a scommettere forte sui suoi processori custom, progettati non per battere i record nei benchmark, ma per abilitare esperienze di intelligenza artificiale uniche. Il G5 promette di essere il cervello più potente mai inserito in un Pixel, ottimizzato per gestire modelli AI complessi direttamente sul dispositivo, senza dover sempre dipendere dal cloud. Questo significa risposte più veloci, maggiore privacy e funzionalità che fino a ieri sembravano fantascienza. L'AI che parla e insegna: le nuove frontiere della fotografia È nel comparto fotografico che la potenza del Tensor G5 si manifesta in modo più spettacolare. Google introduce due funzionalità che potrebbero cambiare per sempre il nostro modo di scattare e modificare foto: Conversational Editing e Camera Coach. Modifica le foto parlando con il tuo smartphone Immagina di aver scattato una bella foto di gruppo, ma lo sfondo è troppo confusionario. Con il Conversational Editing, non dovrai più armeggiare con slider e menu complessi. Basterà dire: "Rendi lo sfondo più sfocato e aumenta la luminosità sul viso di Marco". L'AI interpreterà il comando in linguaggio naturale ed eseguirà la modifica. Questa funzione, come anticipato nel podcast ufficiale di Google, trasforma il photo editing da un'attività tecnica a un dialogo creativo tra te e il tuo telefono. Un fotografo professionista in tasca Camera Coach, invece, agisce prima dello scatto. Quante volte abbiamo perso l'attimo giusto per una composizione sbagliata? Questa nuova funzione usa l'AI per analizzare la scena in tempo reale e fornire suggerimenti direttamente nell'interfaccia della fotocamera. Potrebbe suggerirti di abbassare l'inquadratura per seguire la regola dei terzi, o di attendere un istante perché un soggetto sta per entrare nel punto focale perfetto. È come avere un assistente fotografo personale che ti aiuta a catturare lo scatto migliore possibile. Potenza e responsabilità: il dilemma dell'AI L'integrazione di un'intelligenza artificiale così potente direttamente nei nostri smartphone apre scenari incredibili, ma solleva anche interrogativi importanti. Mentre Google spinge l'acceleratore sull'AI personale, rendendola sempre più capace e autonoma, altri colossi del settore come OpenAI e Anthropic stanno compiendo passi storici nella direzione opposta. Recentemente, per la prima volta, hanno collaborato per testare a vicenda la sicurezza dei loro modelli più avanzati, cercando di scoprirne le vulnerabilità prima che possano essere sfruttate. Questo evidenzia una crescente consapevolezza nell'industria: la corsa alla potenza deve essere bilanciata da un'altrettanto seria ricerca sulla sicurezza e sull'uso etico. La capacità di un Pixel 10 di manipolare la realtà visiva in modo così semplice è entusiasmante, ma richiede anche un nuovo livello di responsabilità da parte di chi la progetta e di chi la usa. Non solo AI: design e ricarica La rivoluzione del Pixel 10 non si ferma al software. Google ha anche accennato a un design ulteriormente rifinito e all'introduzione dello standard di ricarica wireless Qi2. Quest'ultimo, basato sulla tecnologia MagSafe di Apple, promette un allineamento magnetico perfetto e una ricarica più efficiente e veloce. È un dettaglio, certo, ma che si inserisce in una visione d'insieme chiara: creare un dispositivo coeso, intelligente e incredibilmente facile da usare. Il Pixel 10 si preannuncia non solo come uno smartphone, ma come il manifesto della visione di Google per il futuro del computing: un'intelligenza ambientale, personale e, a quanto pare, rivoluzionaria.