Un duplice annuncio che cambia le regole del gioco Oracle ha appena sferrato un doppio colpo che ridefinisce gli equilibri nel mondo dell'intelligenza artificiale e del cloud. Con due mosse strategiche quasi simultanee, il colosso del software ha annunciato una partnership con Google per integrare i modelli Gemini e un accordo con OpenAI per portare la potenza di GPT-5 direttamente nelle sue applicazioni aziendali. Non si tratta di semplici aggiornamenti, ma di una dichiarazione d'intenti potentissima. In un mercato dominato dalla corsa all'AI, dove Microsoft ha il suo asso nella manica con OpenAI e Amazon Web Services spinge forte sui propri modelli, Oracle sceglie una via diversa: quella dell'apertura. Invece di puntare tutto su un unico cavallo, apre le porte della sua infrastruttura ai migliori modelli sul mercato, posizionandosi come un hub agnostico e potente per le imprese che vogliono fare sul serio con l'AI generativa. Google Gemini sbarca su Oracle Cloud Infrastructure (OCI) Il primo pilastro di questa nuova strategia è l'accordo con Google. Grazie a questa partnership, i clienti di Oracle potranno accedere ai modelli di intelligenza artificiale Gemini direttamente tramite l'Oracle Cloud Infrastructure (OCI). Questo significa che gli sviluppatori potranno costruire e addestrare le proprie applicazioni di AI generativa sfruttando l'infrastruttura performante di Oracle, ma con il "cervello" di Google a disposizione. Perché è una mossa astuta? Semplice. Offre flessibilità. Un'azienda che già utilizza OCI per i propri database e carichi di lavoro critici non dovrà migrare altrove per sperimentare con i modelli di punta di Google. Come riporta AI4Business Italia, questa collaborazione rafforza l'offerta multicloud e punta a dare alle aziende gli strumenti per innovare senza vincoli. In pratica, Oracle sta dicendo ai suoi clienti: "Usate l'infrastruttura che conoscete, con i modelli AI che preferite". GPT-5: Il nuovo motore per le applicazioni Oracle Se l'accordo con Google riguarda l'infrastruttura, quello con OpenAI è ancora più ambizioso e tocca il cuore del business di Oracle: le applicazioni. L'azienda ha annunciato che integrerà GPT-5, l'ultimo e più potente modello di OpenAI, direttamente all'interno delle sue suite applicative cloud, come Fusion (per la gestione aziendale) e NetSuite (ERP). Cosa significa questo per un utente? Immagina di non dover più navigare complessi menu per generare un report finanziario. Basterà chiedere in linguaggio naturale: "Mostrami le vendite del trimestre scorso per regione, evidenziando le aree con la crescita maggiore". L'AI, potenziata da GPT-5, capirà la richiesta, interrogherà il database e presenterà i dati in modo chiaro e immediato. Si parla di vera e propria "AI agentica", dove il software diventa un assistente proattivo che automatizza processi complessi e suggerisce azioni. L'integrazione non si ferma alle applicazioni. Anche il celebre database di Oracle verrà potenziato con capacità conversazionali, permettendo analisi dei dati più intuitive e veloci che mai. È una trasformazione che promette di aumentare drasticamente la produttività e di rendere accessibili analisi complesse anche a chi non ha competenze tecniche specifiche. La strategia di Oracle: non più solo un gigante dei database Queste mosse non sono casuali. Oracle, per anni percepita come un'azienda solida ma tradizionale, sta dimostrando una notevole agilità nel cavalcare l'onda dell'AI. La strategia è chiara: sfruttare la propria posizione dominante nel mondo dei dati aziendali per diventare un attore imprescindibile anche nell'era dell'intelligenza artificiale. Offrendo sia Gemini che GPT-5, Oracle si smarca dalla concorrenza e combatte l'idea che per usare l'AI di frontiera si debba necessariamente andare su Azure o AWS. Anzi, rilancia, proponendo la propria infrastruttura come la base ideale per far girare questi modelli, forte delle sue performance e della sua sicurezza. È una scommessa sul fatto che le aziende preferiranno un approccio aperto e multi-modello piuttosto che legarsi a un unico ecosistema. In un certo senso, Oracle sta trasformando una potenziale minaccia in un'opportunità. Invece di vedere i grandi modelli linguistici come concorrenti, li sta integrando nel proprio tessuto, arricchendo la propria offerta e rendendola ancora più indispensabile per le migliaia di imprese che si affidano ai suoi sistemi per mandare avanti il business. La partita per il dominio del cloud AI è più aperta che mai.