OpenAI e Oracle: 30 miliardi per i supercomputer AI di 'Stargate'
La corsa verso l'intelligenza artificiale generale (AGI) non si combatte più solo tra algoritmi sempre più sofisticati, ma si sposta prepotentemente sul campo di battaglia delle infrastrutture fisiche.
L'IA non è solo codice: la corsa ai supercomputer entra in una nuova era con 'Stargate'
La corsa verso l'intelligenza artificiale generale (AGI) non si combatte più solo tra algoritmi sempre più sofisticati, ma si sposta prepotentemente sul campo di battaglia delle infrastrutture fisiche. E in questo scenario, Open AI ha appena alzato la posta in gioco in modo clamoroso. L'azienda di Sam Altman ha annunciato una partnership strategica con Oracle per espandere 'Stargate', il suo ambizioso progetto di supercomputer AI. Un accordo che, secondo le indiscrezioni di settore, vale cifre astronomiche.
Parliamo di un impegno che, secondo fonti come TechCrunch, ammonterebbe a ben 30 miliardi di dollari all'anno per i servizi di data center forniti da Oracle. Una cifra che, se confermata, renderebbe questo accordo uno dei più grandi nella storia della tecnologia. L'obiettivo? Semplice, sulla carta, ma titanico nella pratica: sostenere l'obiettivo di OpenAI di superare il milione di GPU attive entro il 2025, una potenza di calcolo necessaria per addestrare e far funzionare le future generazioni di modelli AI, sempre più complessi e avidi di risorse.
'Stargate': il pilastro dell'AI del futuro
Il progetto 'Stargate' non è un nome scelto a caso. Ricorda un portale verso un'altra dimensione, e in effetti è proprio questo che OpenAI si propone di creare: un'infrastruttura capace di supportare un'intelligenza artificiale di livello superiore. L'accordo con Oracle prevede lo sviluppo di ben 4.5 gigawatt di capacità aggiuntiva per i data center negli Stati Uniti. Per dare un'idea della grandezza di questa cifra, basti pensare che questa quantità di energia sarebbe sufficiente ad alimentare milioni di abitazioni. Un segnale chiaro che la prossima frontiera dell'AI non è solo software, ma anche e soprattutto hardware e infrastruttura energetica.
Come dichiarato sul blog ufficiale di OpenAI, questa partnership "creerà nuovi posti di lavoro, accelererà la reindustrializzazione dell'America e contribuirà a promuovere la leadership degli Stati Uniti nell'IA". Ma non si tratta solo di numeri e posti di lavoro. Questa mossa rappresenta un momento cruciale per il progetto 'Stargate', che OpenAI definisce come la sua "piattaforma infrastrutturale AI e visione a lungo termine per offrire i vantaggi dell'IA a tutti".
La corsa alle GPU: un milione entro il 2025
Sam Altman, CEO di OpenAI, non ha mai nascosto le sue ambizioni. Già in una recente pubblicazione su X, aveva accennato all'obiettivo di raggiungere oltre un milione di GPU in linea entro la fine del 2025, dedicate esclusivamente all'addestramento e al dispiegamento dei modelli AI. E non si è fermato qui, ipotizzando scherzosamente (ma forse non troppo) di moltiplicare quella cifra per cento. Questa fame insaziabile di potenza di calcolo è la chiave per sviluppare modelli sempre più grandi e capaci, in grado di portare l'IA a un livello finora inimmaginabile.
L'alleanza con Oracle, un gigante del cloud computing aziendale con una vasta esperienza nella gestione di infrastrutture complesse, è un passo fondamentale per raggiungere questi obiettivi. Garantirsi la potenza di calcolo necessaria significa non perdere il passo in una competizione globale che si fa sempre più serrata. Aziende come OpenAI sanno bene che la leadership nell'IA dipende in modo critico dalla capacità di costruire e alimentare infrastrutture su una scala mai vista prima, creando di fatto un club esclusivo di player in grado di sostenere tali costi.
Implicazioni e domande aperte
Questo accordo monumentale solleva diverse questioni importanti. Innanzitutto, la sostenibilità energetica. Alimentare data center di queste dimensioni richiede quantità di energia colossali, e la provenienza di tale energia e il suo impatto ambientale diventeranno temi centrali nel dibattito sull'IA. In secondo luogo, la concentrazione di potere tecnologico. Con investimenti di questa portata, il controllo dello sviluppo dell'IA si restringe ulteriormente nelle mani di poche aziende, sollevando interrogativi sulla diversità e l'accessibilità futura di queste tecnologie.
Infine, c'è la questione della sicurezza e della resilienza. Un'infrastruttura così vasta e interconnessa diventa un obiettivo primario per attacchi informatici e potenziali interruzioni. La capacità di proteggere e mantenere operativo un sistema di questa portata sarà cruciale per il futuro dell'intelligenza artificiale. La mossa di OpenAI e Oracle è una dichiarazione forte: l'AI non è più un concetto astratto, ma una realtà fisica che richiede investimenti, energia e infrastrutture su scala globale. E la corsa è appena iniziata.