L'AI entra nella macchina dello Stato: l'accordo tra OpenAI e Giappone L'intelligenza artificiale entra ufficialmente nella macchina statale. E non in un paese qualsiasi. OpenAI, la società dietro a ChatGPT, ha annunciato una collaborazione strategica con l'Agenzia Digitale del Giappone. Non si tratta di un semplice contratto di fornitura, ma di un'alleanza che mira a ridefinire il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, con implicazioni che vanno ben oltre i confini nipponici. L'accordo, come descritto nel comunicato ufficiale di OpenAI, poggia su tre pilastri fondamentali: integrare l'AI generativa nei servizi pubblici, contribuire a una governance internazionale dell'AI e promuovere un'adozione sicura e affidabile della tecnologia. In poche parole, il Giappone non vuole solo usare l'AI, ma vuole anche contribuire a scriverne le regole del gioco. Cosa cambia per i cittadini giapponesi? Immaginate di dover richiedere un certificato o un sussidio. Invece di navigare tra moduli complessi e siti web antiquati, si potrebbe interagire con un assistente virtuale evoluto. Un sistema in grado di guidare l'utente passo dopo passo, in un linguaggio naturale, aiutandolo a compilare la documentazione necessaria e a inoltrare la richiesta senza intoppi. Questo è solo uno degli scenari possibili. La collaborazione punta a semplificare la burocrazia, un problema particolarmente sentito in Giappone. L'AI potrebbe essere usata per analizzare grandi quantità di dati amministrativi, identificare colli di bottiglia e ottimizzare i processi interni. Per un paese che affronta una grave crisi demografica e una carenza di forza lavoro, l'automazione intelligente non è un lusso, ma una necessità strategica. L'obiettivo è creare strumenti su misura per le esigenze dei dipendenti pubblici, permettendo loro di liberarsi da compiti ripetitivi per concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto. Si parla di sistemi per riassumere documenti lunghi, analizzare feedback dei cittadini o persino assistere nella stesura di bozze normative. Un cambio di passo radicale rispetto all'era dei fax e dei timbri, ancora sorprendentemente diffusi in molti uffici pubblici del paese. Un laboratorio per la governance globale dell'AI La partnership ha anche una forte valenza geopolitica. Il Giappone, come membro del G7, si candida a diventare un laboratorio per la regolamentazione dell'intelligenza artificiale. Mentre l'Europa si è mossa con l'AI Act e gli Stati Uniti procedono con ordini esecutivi, Tokyo sceglie una via pragmatica: collaborare direttamente con chi la tecnologia la sviluppa. Questo approccio permette di sperimentare soluzioni di governance in un ambiente controllato, testando sul campo i principi di trasparenza, equità e sicurezza. Le lezioni apprese in Giappone potrebbero influenzare standard e normative a livello internazionale, proponendo un modello alternativo sia a quello più rigido europeo sia a quello più liberista americano. Non è un caso che uno dei punti dell'accordo sia il supporto alla "governance internazionale dell'AI". OpenAI ottiene un partner istituzionale di primo piano per promuovere la sua visione di un'AI sicura, mentre il Giappone guadagna un posto al tavolo dove si decide il futuro della tecnologia più dirompente del nostro tempo. Le sfide all'orizzonte: privacy, sicurezza e lavoro Naturalmente, un progetto così ambizioso non è privo di incognite. La prima, e più grande, riguarda la gestione dei dati. Come verranno protette le informazioni sensibili dei cittadini? OpenAI ha sottolineato l'impegno a sviluppare soluzioni che garantiscano privacy e sicurezza, ma la fiducia del pubblico andrà conquistata con i fatti, non solo con le promesse. Un'altra questione cruciale è l'impatto sul lavoro nel settore pubblico. Sebbene l'obiettivo dichiarato sia quello di "aumentare" le capacità umane, non di sostituirle, il timore di una riduzione del personale è inevitabile. La transizione dovrà essere gestita con attenzione, investendo massicciamente nella formazione e nella riqualificazione dei dipendenti pubblici. Infine, c'è il rischio di una dipendenza tecnologica. Affidare infrastrutture critiche a un'unica azienda privata, per quanto all'avanguardia, solleva interrogativi sulla sovranità digitale. Il Giappone dovrà bilanciare l'innovazione offerta da OpenAI con la necessità di mantenere il controllo strategico sui propri sistemi. La strada è tracciata, ma il percorso è tutto in salita. Il mondo osserva: il futuro della pubblica amministrazione, forse, si sta scrivendo oggi a Tokyo.