Un dilemma impossibile per il web decentralizzato Un nuovo scontro tra tecnologia e legge sta scuotendo il mondo dei social media. Questa volta, al centro del ciclone c'è Mastodon, il baluardo del web decentralizzato. Una nuova legge sulla verifica dell'età nello stato del Mississippi sta mettendo in crisi non solo la piattaforma, ma l'intero concetto su cui si fonda: l'assenza di un controllo centrale. La questione è esplosa quando Mastodon ha dichiarato candidamente di non avere i mezzi per conformarsi alla legge. A differenza di giganti come Meta o X, che possono implementare sistemi di verifica, la natura distribuita di Mastodon rende l'operazione tecnicamente e filosoficamente impossibile. La notizia, riportata da TechCrunch, arriva poco dopo che un altro social decentralizzato, Bluesky, ha preferito ritirarsi completamente dallo stato piuttosto che affrontare il problema. "Non abbiamo i mezzi": la difesa di Mastodon La posizione dell'organizzazione no-profit che sviluppa il software Mastodon è netta. In una dichiarazione ufficiale, hanno spiegato che il loro sistema non traccia gli utenti. Non sanno da dove si collegano, quanti anni hanno, e non vogliono saperlo. È il cuore della loro promessa di privacy. Implementare blocchi basati su indirizzi IP, ad esempio, penalizzerebbe ingiustamente le persone in viaggio, tradendo i principi di un web aperto e senza confini. Eugen Rochko, fondatore e CEO di Mastodon, ha gettato benzina sul fuoco del dibattito. In una discussione con Mike Masnick, membro del consiglio di amministrazione di Bluesky, Rochko ha affermato che "non c'è nessuno che possa decidere per il Fediverso di bloccare il Mississippi". Con una frase lapidaria, ha aggiunto: "Ed è per questo che la vera decentralizzazione è importante". Il Fediverso, per chi non lo conoscesse, è l'universo interconnesso di server indipendenti che usano protocolli comuni, di cui Mastodon è l'esponente più noto. La responsabilità scaricata sui singoli server Ma la replica di Masnick ha colto un punto cruciale: se l'organizzazione centrale non può agire, i singoli server (o "istanze") che compongono la rete non dovrebbero essere soggetti alle stesse multe da 10.000 dollari per utente? Dopotutto, anche il server principale, `mastodon.social`, è gestito direttamente da Rochko. Qui emerge la complessità del modello. Mastodon gGmbH, l'ente no-profit, sviluppa e distribuisce il software. Migliaia di volontari e organizzazioni in tutto il mondo usano quel software per creare le proprie comunità indipendenti. L'ultima versione del software, Mastodon 4.4, ha introdotto la possibilità per gli amministratori di impostare un'età minima all'iscrizione, ma è una semplice casella da spuntare, non un sistema di verifica dell'identità. I dati, in linea con la filosofia della piattaforma, non vengono memorizzati. La risposta finale di Mastodon è stata quella di scaricare, di fatto, la responsabilità. L'organizzazione ha dichiarato di non poter fornire "assistenza diretta o operativa" agli amministratori dei server. Il loro consiglio? Che ogni gestore di istanza si informi e rispetti le leggi della giurisdizione in cui opera. Una soluzione che lascia molti con l'amaro in bocca e solleva più domande che risposte. Un precedente pericoloso per il futuro di Internet Questa vicenda non riguarda solo Mastodon o una singola legge in uno stato americano. Rappresenta un test fondamentale per il futuro del web decentralizzato. Le leggi attuali sono quasi sempre pensate per un mondo digitale centralizzato, dove un'azienda ha il pieno controllo dei suoi utenti e dei suoi dati. Ma cosa succede quando questo centro di controllo non esiste? Il rischio concreto è che una regolamentazione concepita per i colossi della Silicon Valley finisca per rendere illegali, o semplicemente impraticabili, le alternative decentralizzate. Queste piattaforme nascono proprio per offrire uno spazio digitale più libero, privato e controllato dagli utenti stessi. Imporre loro le stesse logiche di controllo e sorveglianza dei social tradizionali significa snaturarle, se non ucciderle. La battaglia legale e filosofica è appena iniziata. Mastodon ha tracciato una linea nella sabbia, difendendo la sua architettura a costo di apparire evasiva. La palla passa ora ai regolatori: saranno in grado di comprendere e adattarsi a un nuovo paradigma tecnologico, o cercheranno di ingabbiarlo in regole vecchie, rischiando di soffocare l'innovazione sul nascere? Il modo in cui si risolverà questo scontro potrebbe definire i confini del nostro futuro digitale.