Quando la California ha bruciato, un occhio laser ha misurato le cicatrici Gennaio 2025. Un'ondata di incendi devasta la contea di Los Angeles. Per 24 interminabili giorni, le fiamme degli incendi Eaton e Palisades divorano tutto ciò che incontrano, lasciando una scia di distruzione: 29 vittime, 16.000 strutture rase al suolo e un conto economico da capogiro stimato in 60 miliardi di dollari. Ma oltre ai numeri, il fuoco ha ridisegnato fisicamente il paesaggio, lasciando cicatrici profonde sulla terra. Come si può quantificare una devastazione così vasta? Come si misurano non solo gli edifici scomparsi, ma anche il terreno stesso che è cambiato? La risposta arriva dal cielo, sotto forma di impulsi laser. I ricercatori stanno utilizzando la tecnologia Lidar per misurare con una precisione millimetrica queste trasformazioni, offrendoci un quadro senza precedenti degli effetti reali dei disastri climatici. Cos'è il Lidar e come funziona? Il Lidar, acronimo di "Light Detection and Ranging", non è una novità assoluta. Per decenni è stato uno strumento fondamentale nella mappatura topografica. Immaginate un dispositivo, montato su un aereo o un drone, che spara migliaia di impulsi laser al secondo verso il suolo e misura il tempo che impiegano per tornare indietro. Il risultato è una nuvola di punti tridimensionale di una precisione sbalorditiva, una vera e propria scansione 3D della superficie terrestre. La vera magia, però, avviene quando si hanno due scansioni effettuate in momenti diversi: una prima del disastro e una dopo. Confrontando i due set di dati, gli scienziati possono creare una "mappa delle differenze". È un po' come giocare a "trova le differenze", ma su una scala di migliaia di acri e con una precisione centimetrica. Questo metodo, come spiega un recente approfondimento del MIT Technology Review, permette di evidenziare ogni singolo cambiamento. La storia raccontata dai dati Falko Kuester, professore di ingegneria presso l'Università della California a San Diego e co-direttore del programma di sicurezza pubblica ALERTCalifornia, descrive queste istantanee Lidar come capitoli di una storia. "Ci mostrano com'era una determinata regione in un certo momento", spiega. "Se poi si effettuano voli consecutivi, si può chiedere ai dati: mostrami com'era, mostrami com'è adesso e dimmi cosa è cambiato. È stato costruito qualcosa? Qualcosa è bruciato? È crollato? La vegetazione è cresciuta?" Subito dopo il contenimento degli incendi del 2025, ALERTCalifornia ha finanziato nuove scansioni Lidar sulle aree colpite. Il team di Cassandra Brigham, dell'Arizona State University, ha preso questi nuovi dati e li ha confrontati con una scansione precedente del 2016. Sottraendo i dati "dopo" da quelli "prima", hanno creato visualizzazioni potentissime. Nelle loro mappe, il rosso indica una perdita di elevazione (un edificio bruciato, un albero scomparso), mentre il blu mostra un guadagno (nuova vegetazione o una costruzione). Il risultato è un ritratto crudo e innegabile della devastazione, molto più eloquente di qualsiasi immagine satellitare. Non solo incendi: prevedere l'effetto a cascata L'utilità del Lidar non si ferma alle ceneri. Questa tecnologia è fondamentale per monitorare e prevedere gli effetti a catena che spesso seguono un grande incendio. "Per gli incendi di Eaton e Palisades, ad esempio, intere colline sono state denudate. Tutta quella vegetazione è stata rimossa", sottolinea Kuester. "Ora, immagina che arrivi un fiume atmosferico e scarichi tonnellate d'acqua. Cosa succede dopo? Si verificano colate di detriti, fango, frane". Grazie alle mappe Lidar, le autorità possono identificare le aree a più alto rischio di frana, dove il terreno è diventato instabile dopo la perdita di radici che lo tenevano insieme. Questo permette di pianificare evacuazioni mirate e di costruire barriere protettive, trasformando il Lidar da semplice strumento di misurazione a un dispositivo salvavita per la prevenzione. La sua capacità di quantificare i costi reali dei disastri climatici lo rende uno strumento indispensabile non solo per reagire, ma soprattutto per prepararsi. Tuttavia, proprio mentre la sua importanza diventa sempre più evidente, il futuro di questi progetti di raccolta dati è minacciato da possibili tagli ai budget per la ricerca scientifica. Rinunciare a questo "occhio nel cielo" significherebbe scegliere di affrontare le prossime, inevitabili, catastrofi con un braccio legato dietro la schiena. E questo è un costo che potremmo non essere in grado di permetterci.