Lexroom.ai Lancia il Primo Modulo AI per il Diritto Penale
Lexroom.ai ha lanciato il primo modulo AI dedicato al diritto penale, rivoluzionando il lavoro dei giuristi. Sviluppato con lo studio Baccaredda Boy, promette di ridurre del 40% il tempo di ricerca documentale.
Il settore legale italiano compie un salto tecnologico storico con il primo modulo d'intelligenza artificiale dedicato al diritto penale. Lexroom.ai, in collaborazione con lo studio Baccaredda Boy, ha sviluppato uno strumento che promette di rivoluzionare il lavoro dei giuristi. "Accesso immediato e centralizzato alle principali fonti giuridiche", dichiara il team, "aprendo una nuova era del digitale applicato al diritto". Un cambiamento necessario in un settore dove, dati Censis alla mano, quasi il 40% del tempo dei giovani avvocati viene divorato da ricerche manuali.
Un mondo giuridico tra resistenze e opportunità
Il paradosso è lampante: solo l'8,1% degli avvocati vede l'AI come minaccia, eppure ben il 72,3% non la utilizza. C'è quasi un rifiuto culturale, col 17% che dichiara di non volerla adottare mai. "Il diritto penale resta ancorato a processi che risalgono a decenni fa", spiegano gli esperti. Fascicoli complessi e norme stringenti hanno finora frenato l'innovazione. Ma la resistenza si scontra con l'evidenza: quelle stesse ore spese in archivi polverosi potrebbero diventare tempo prezioso per strategie difensive.
Come funziona la rivoluzione AI di Lexroom
Il segreto sta nell'architettura ibrida. Il modulo combina un motore proprietario con modelli linguistici avanzati (LLM), superando la semplice ricerca testuale. "Non ci limitiamo a trovare informazioni, ma le comprendiamo nel contesto specifico del fascicolo", spiega Andrea Lonza, CTO di Lexroom.ai. Un esempio? L'AI incrocia automaticamente la giurisprudenza con gli atti processuali caricati dall'avvocato, evidenziando connessioni invisibili a occhio umano.
I risultati dei test parlano chiaro: fino a 10 ore settimanali risparmiate per professionista. Un guadagno non solo di tempo ma di precisione. "Grazie al fine tuning su migliaia di documenti, garantiamo affidabilità e completezza delle fonti", aggiunge Lonza. Per giuristi abituati a notti in biblioteca, è come passare dalla candela all'elettricità.
Il futuro è già in tribunale
Questa non è l'ennesima tool di automazione. Lonza parla esplicitamente di "flussi di lavoro agentici": sistemi che non rispondono a comandi ma anticipano le esigenze. Immaginate un assistente digitale che segnala tempestivamente una sentenza capovolta, o avvisa quando un precedente citato dall'accusa è stato superato. È la trasformazione da strumento passivo a compagno di banco in aula.
Il diritto penale italiano, settore conservativo per eccellenza, diventa così apripista dell'innovazione. La sfida ora è culturale: convincere quel 17% di scettici che l'AI non sostituisce l'avvocato, ma libera il suo talento dagli ingranaggi burocratici. Per dirla con un paradosso: più algoritmi in studio, più umanità in tribunale. La rivoluzione è già in atto.