Legge AI in Italia: da oggi chi sbaglia paga. Ecco cosa cambia Dal 10 ottobre 2025, usare l'intelligenza artificiale in Italia non è più solo una questione tecnologica, ma anche penale. Con l'entrata in vigore della Legge sull’AI numero 132/2025, il nostro Paese si dota di un quadro normativo che, sulla scia dell'AI Act europeo, mira a colpire gli usi illeciti di queste tecnologie rivoluzionarie. Ma cosa cambia davvero per cittadini, aziende e creativi? La risposta è: molto. L'obiettivo del legislatore è chiaro: mettere dei paletti per arginare i rischi di una tecnologia dal potenziale immenso, sia nel bene che nel male. Dopo mesi di dibattiti, l'Italia ha deciso di giocare d'anticipo, introducendo specifiche fattispecie di reato e aggravanti che toccano da vicino temi caldi come i deepfake, la responsabilità aziendale e persino il diritto d'autore. Un primo passo, come sottolinea un'approfondita analisi di Agenda Digitale, in un territorio giuridico ancora in gran parte inesplorato. La Stretta sui Deepfake: Un Nuovo Reato nel Codice Penale Il cuore della nuova normativa è senza dubbio l'introduzione del reato di illecita diffusione di contenuti generati o manipolati con sistemi di intelligenza artificiale (art. 612 quater c.p.). Una norma pensata per contrastare il fenomeno crescente e pericoloso dei deepfake. La legge punisce chi diffonde immagini, video o audio falsificati con lo scopo di causare un "danno ingiusto", a patto che tali contenuti siano capaci di trarre in inganno sulla loro autenticità. Per capirci, pensiamo a un video falso, ma iperrealistico, di un politico che annuncia le sue dimissioni, scatenando il caos istituzionale. Oppure, in uno scenario ancora più inquietante, alla diffusione di immagini intime contraffatte per distruggere la reputazione di una persona. Questi sono esattamente i comportamenti che il legislatore vuole colpire. Tuttavia, la norma non è esente da critiche: la necessità di dimostrare il "dolo specifico", cioè l'intenzione precisa di arrecare danno, potrebbe rendere difficile la condanna in molti casi. L'IA come "Arma": L'Aggravante che Inasprisce le Pene Non solo nuovi reati. La legge introduce anche una pesante circostanza aggravante comune. Se un'intelligenza artificiale viene utilizzata come "mezzo insidioso" per commettere un qualsiasi crimine, la pena prevista per quel reato aumenta. In pratica, l'IA viene equiparata a un'arma che amplifica la capacità offensiva del criminale. Un esempio concreto? Una truffa online progettata da un algoritmo per essere incredibilmente personalizzata e convincente, in grado di ingannare anche le persone più attente. In questo caso, chi la mette in atto non risponderà solo di truffa, ma di truffa aggravata. Questa novità ha un impatto enorme anche sul mondo aziendale: le imprese dovranno aggiornare i loro Modelli di Organizzazione e Gestione (MOG 231) per prevenire e mappare i rischi legati all'uso improprio dell'IA, pena la responsabilità diretta dell'ente. Copyright e Algoritmi: Tutela per i Creativi, Limiti per le IA La legge interviene anche su un altro tema caldissimo: il diritto d'autore. Viene finalmente messo nero su bianco un principio che la giurisprudenza stava già tracciando: un'opera creata con l'ausilio dell'IA è protetta da copyright, purché sia il risultato di un contributo intellettuale e creativo umano. Una buona notizia per artisti e creativi che usano l'IA come strumento. Allo stesso tempo, però, arriva una stretta per gli sviluppatori. I modelli di intelligenza artificiale non potranno più "saccheggiare" liberamente il web per addestrarsi. Le nuove norme sul Text and Data Mining (TDM) vietano l'estrazione indiscriminata di dati protetti da copyright, imponendo il rispetto delle licenze e delle eventuali scelte di opt-out dei titolari dei diritti. Una mossa che potrebbe ridisegnare le fondamenta su cui si basano molti sistemi generativi. Un Cantiere Aperto: La Palla Ora Passa al Governo Forse l'aspetto più controverso della legge è l'ampia delega che affida al Governo. Il Parlamento ha tracciato le linee guida, ma ha lasciato all'esecutivo il compito di definire molti dettagli cruciali, compresa l'introduzione di future fattispecie di reato. Una scelta dettata dalla necessità di essere rapidi in un settore in continua evoluzione, ma che solleva perplessità sul piano democratico. La legge italiana sull'AI è un cantiere. Un primo, coraggioso tentativo di mettere ordine in un mondo che corre a velocità supersonica. Se da un lato introduce tutele indispensabili contro minacce concrete come i deepfake, dall'altro lascia aperti interrogativi complessi sulla responsabilità, sull'interpretazione delle norme e sulla loro effettiva applicabilità. La vera sfida, ora, non sarà solo applicare questa legge, ma farla evolvere al passo con una tecnologia che non smette mai di stupire e, a volte, di spaventare.