La Visione AI di Trump: Crescita Incondizionata e Moratoria Legale

L'amministrazione Trump ha svelato il suo 'AI Action Plan', un documento di 28 pagine che delinea una strategia ambiziosa per l'intelligenza artificiale, ponendo l'accento sulla velocità, la sovranità nazionale e la competizione con la Cina.

L'AI secondo Trump: Velocità, Sovranità e Meno Regole

L'amministrazione Trump ha calato le sue carte sul tavolo dell'intelligenza artificiale, presentando un documento di 28 pagine, l'“AI Action Plan”, che delinea una strategia audace e, per molti versi, controversa. L'obiettivo dichiarato è chiaro: spingere gli Stati Uniti in testa alla corsa globale dell'AI, con un occhio di riguardo alla velocità, alla sovranità nazionale e, neanche a dirlo, alla Cina. Questo piano non è solo una road map tecnologica, ma un vero e proprio manifesto politico, che privilegia l'innovazione a briglia sciolta rispetto a una regolamentazione più cauta. The Verge AI ha ben riassunto il concetto: «Ensuring AI reflects “objective truth,” slashing onerous regulations, disseminating US AI tools around the world, and fast-tracking AI infrastructure: this is all part of President Donald Trump’s vision for AI policy.»

Il cuore di questa visione è una spinta aggressiva all'integrazione dell'AI in ogni settore, dalle forze armate all'economia civile. Non si tratta solo di sviluppo, ma di un'adozione capillare che, secondo i sostenitori del piano, è fondamentale per la sicurezza e la prosperità economica americana. David Sacks, investitore tecnologico e ora zar dell'AI e delle criptovalute alla Casa Bianca, insieme a Michael Kratsios e Marco Rubio, ha sottolineato come questa sia un'opportunità da cogliere, pena il rischio di perderla.

La Moratoria sulle Leggi Statali: Un Punto Caldo

Uno degli aspetti più dibattuti e, francamente, più preoccupanti del piano Trump è la reintroduzione, seppur in termini meno espliciti, di una moratoria sulle leggi statali relative all'AI. Questo significa che gli stati che osassero imporre proprie regolamentazioni sull'AI potrebbero vedersi tagliati i fondi federali. È un tentativo, già fallito in passato, di centralizzare il controllo e di evitare che le normative locali possano rallentare lo sviluppo. Ma la domanda sorge spontanea: a discapito di cosa? La capacità degli stati di proteggere i propri cittadini e di affrontare le sfide etiche e sociali poste dall'AI potrebbe essere seriamente compromessa. Come riportato da The Verge AI, è un ritorno al passato, un tentativo già visto e fallito.

Il piano va oltre, proponendo di eliminare “riferimenti a disinformazione, Diversity, Equity, and Inclusion (DEI) e cambiamento climatico” dalle linee guida federali sulla gestione del rischio AI. Non solo, si propone di vietare al governo federale di stipulare contratti con sviluppatori di Large Language Models (LLM) che non garantiscano sistemi “obiettivi e privi di pregiudizi ideologici top-down”. Un criterio, quest'ultimo, che rimane ancora avvolto nella nebbia. Queste disposizioni riflettono chiaramente una volontà politica di spazzare via iniziative legate alla diversità e al clima, sollevando seri interrogativi sull'imparzialità dei sistemi AI che verranno adottati. È un approccio che, per molti, suona come un tentativo di plasmare la verità algoritmica secondo una visione politica specifica.

Una Cultura del “Prova Prima” e la Corsa con la Cina

L'amministrazione Trump mira a forgiare una “cultura del 'prova prima' per l'AI” in tutta l'industria americana, incoraggiando un'adozione massiccia degli strumenti AI. Questo include un'implementazione “aggressiva” dell'AI all'interno delle Forze Armate e programmi per riqualificare i lavoratori in vista di un'economia sempre più guidata dall'AI. L'obiettivo è quello di vincere la “AI Race”, una competizione tecnologica che, secondo il piano, gli Stati Uniti non possono permettersi di perdere. Artificial Intelligence News ha evidenziato come il piano sia intriso di una retorica da “nuova guerra fredda”, con Trump che invoca un “dominio tecnologico globale incontrastato”.

Sebbene il documento riconosca la necessità di affrontare sfide come i deepfake e la biosicurezza, il focus principale rimane la leadership tecnologica e la competitività globale, con la Cina come principale antagonista. Questa strategia segna un netto distacco dall'approccio più cauto dell'amministrazione Biden, che aveva invece cercato un equilibrio tra innovazione e salvaguardia etica. La differenza è abissale: da un lato, la prudenza; dall'altro, la velocità a ogni costo. La recente revoca delle restrizioni su Nvidia per la vendita di chip AI avanzati in Cina sembra quasi contraddire questo spirito di competizione, ma il piano suggerisce comunque un'attenzione alle esportazioni e al controllo dei semiconduttori.

In definitiva, l'“AI Action Plan” di Trump è un documento che promette una rivoluzione tecnologica a stelle e strisce, ma che solleva anche non poche perplessità. La promessa di un'innovazione accelerata si scontra con il rischio di una deregolamentazione eccessiva e di una potenziale politicizzazione dell'AI. Resta da vedere come queste ambizioni si tradurranno in realtà e quali saranno le conseguenze a lungo termine per la società americana e per il panorama globale dell'intelligenza artificiale.