L'intelligenza artificiale entra in corsia per liberare i medici dalla burocrazia. Immaginate un chirurgo traumatologo, uno di quelli che prende decisioni in pochi secondi per salvare vite. Ora immaginatelo sommerso da scartoffie, trascrizioni e pratiche amministrative. È una realtà frustrante che ruba tempo prezioso alla cura dei pazienti. Il Dr. Tom Kelly, un chirurgo che viveva proprio questa situazione, ha deciso che era ora di cambiare le cose. Stanco di vedere i suoi colleghi annegare nella burocrazia, ha fondato Heidi Health nel 2021. L'obiettivo? Creare un "partner di cura AI" che si affiancasse ai medici per gestire tutto il carico amministrativo. "Volevamo che i professionisti come me potessero sentirsi di nuovo in grado di fornire le cure per cui abbiamo dedicato la nostra vita", ha spiegato Kelly. Un assistente virtuale che fa la differenza Ma cosa fa esattamente Heidi Health? In pratica, è uno scrivano medico potenziato dall'intelligenza artificiale. Ascolta, trascrive e detta appunti durante le visite, genera riassunti personalizzati per i pazienti e tiene traccia delle attività da svolgere, mandando in pensione i classici post-it appiccicati ovunque sullo schermo del computer. La piattaforma non si affida a un solo modello AI, ma adotta un approccio "agnostico", utilizzando sia modelli proprietari che soluzioni di terze parti come Gemini di Google. Questo permette, secondo l'azienda, di ottimizzare costantemente accuratezza, velocità e costi. I risultati, a quanto pare, sono notevoli: in soli 18 mesi, Heidi Health afferma di aver restituito oltre "18 milioni di ore ai fornitori di assistenza sanitaria in prima linea", analizzando dati da più di 70 milioni di visite in 116 paesi. Il carburante per la crescita: 65 milioni di dollari Un impatto del genere non è passato inosservato. La società ha appena annunciato un round di finanziamento di Serie B da 65 milioni di dollari, guidato dal fondo d'investimento Point72 di Steve Cohen. Come riportato da TechCrunch, questo nuovo capitale porta il totale raccolto a quasi 97 milioni di dollari e servirà a spingere ulteriormente sullo sviluppo del prodotto. E le novità non finiscono qui. Insieme al finanziamento, Heidi ha lanciato uno strumento che suona quasi fantascientifico: un agente AI in grado di chiamare i pazienti per conto del medico per follow-up o comunicazioni di routine. A bordo salgono anche figure di spicco come l'ex Chief Medical Officer di Microsoft, il Dr. Simon Kos, a testimonianza della solidità del progetto. L'ossessione per l'utente che conquista gli investitori Cosa ha convinto un colosso come Point72 a puntare su Heidi in un mercato già affollato di soluzioni simili? A detta del Dr. Kelly, la risposta è semplice: i dati di adozione e utilizzo. "Avevano visto tutti gli altri sistemi di trascrizione", ha dichiarato, "ma non avevano mai visto metriche come quelle di Heidi. Hanno anche amato la nostra ossessione per l'esperienza dell'utente finale". A differenza di molti competitor che si concentrano su vendite dirette alle grandi strutture ospedaliere, Heidi ha puntato su un modello freemium. Offre una versione gratuita del prodotto con funzionalità a pagamento, una strategia che si è rivelata un'esca efficace per attirare e convincere i singoli medici e le piccole cliniche, costruendo una base di utenti dal basso. Una visione che va oltre l'ospedale L'ambizione di Heidi Health, però, va ben oltre l'ottimizzazione del lavoro nei paesi sviluppati. Il Dr. Kelly parla di una missione più grande: raddoppiare la capacità sanitaria mondiale. L'AI, in questa visione, diventa uno strumento di democratizzazione della medicina. "Immaginate un mondo in cui qualsiasi operatore sanitario possa usare Heidi per aumentare la propria capacità clinica", continua Kelly, "che si trovi in una zona di guerra, in un campo profughi, in una regione colpita dal cambiamento climatico o semplicemente in una comunità svantaggiata". L'intelligenza artificiale non sostituisce il medico, ma lo potenzia, permettendogli di raggiungere più persone e offrire cure migliori. In un settore dove la fiducia e l'umanità restano fondamentali, l'idea non è quella di delegare la cura a un algoritmo, ma di liberare gli esseri umani dalla routine per permettere loro di concentrarsi su ciò che nessuna macchina potrà mai fare: ascoltare, comprendere e prendersi cura del paziente. Questa, forse, è la vera promessa dell'AI in medicina.