L'Italia si trova di fronte a un paradosso sorprendente nel campo delle tecnologie emergenti. Se da un lato abbiamo ricercatori di fama mondiale e punte di eccellenza in settori come l'intelligenza artificiale, le biotecnologie, i semiconduttori, le tecnologie quantistiche e lo spazio, dall'altro fatichiamo a tradurre questa brillantezza scientifica in un concreto valore economico e industriale. Una situazione che il premio Nobel Giorgio Parisi ha sintetizzato affermando che, pur avendo "i ricercatori migliori del mondo", non riusciamo a far decollare l'innovazione nei mercati e nelle catene del valore.Questo divario, come evidenziato dal Critical and Emerging Technologies Index dell’Università di Harvard, ci posiziona nella fascia bassa tra le economie avanzate, con un gap crescente rispetto a potenze europee come Germania, Francia e Regno Unito. Non si tratta di una mancanza di competenze o di capitale umano, ma di un problema sistemico che richiede un cambio di rotta deciso.Intelligenza Artificiale: Il Blocco del Decollo IndustrialePrendiamo l'intelligenza artificiale. Nonostante asset di rilievo come la potenza computazionale di Leonardo, uno dei supercomputer più avanzati d’Europa, e un ruolo pionieristico nella definizione dell’AI Act europeo, l'AI italiana rimane troppo spesso confinata all'ambito accademico. Le startup faticano a scalare, non emergono campioni nazionali nei modelli fondativi e, nel 2023, le startup italiane dell’AI hanno raccolto meno del 10% dei capitali attratti dalle controparti francesi. Un esempio lampante è Mistral AI, fondata da tre giovani ricercatori francesi che, lasciando Meta, hanno raccolto oltre 600 milioni di euro in meno di un anno, grazie a un ecosistema pronto a sostenere la crescita.Per superare questo stallo, il report propone una svolta: trasformare il Fondo esistente di CDP in un Fondo Nazionale per la Crescita dell’AI, strutturato come partnership pubblico-privata, sul modello dei fondi francese Tibi e tedesco Zukunftsfonds. Questo fondo dovrebbe sostenere lo sviluppo di modelli fondativi e applicazioni industriali, creando consorzi tra centri di ricerca pubblici, infrastrutture sovrane e dataset privati da settori chiave come sanità, energia e manifattura. Ma non bastano solo i capitali: serve anche un piano nazionale per il talento, con borse di dottorato, programmi di rientro per i ricercatori italiani all'estero e l'attrazione di talenti stranieri, oltre a acceleratori verticali sull’AI nelle principali città.Biotecnologie: Eccellenza Scientifica Sotto Pressione NormativaIl settore biotech italiano ha mostrato la sua forza durante la pandemia, con alta produttività scientifica e laboratori di eccellenza. Eppure, i brevetti sono pochi e molte startup innovative migrano all’estero. Le ragioni sono chiare: finanziamenti insufficienti (due volte inferiori alla Francia e quattro volte alla Germania) e un ambiente normativo tra i più restrittivi d’Europa, con divieti o forti limitazioni sulla sperimentazione della terapia genica e sulla coltivazione di OGM.Per sbloccare questo potenziale, l’Italia dovrebbe raddoppiare i fondi pubblici per la ricerca biotech, concentrandosi su ambiti ad alto impatto come l'mRNA, la medicina di precisione e la biologia sintetica. È cruciale incentivare la nascita di spin-off universitari con meccanismi di co-investimento e matching grants, ispirandosi al modello del Patent Box britannico. Inoltre, la creazione di “Zone di Innovazione” in distretti ad alta specializzazione, come Mirandola o il Bioindustry Park in Piemonte, permetterebbe di testare nuove tecnologie in un regime regolatorio semplificato.Semiconduttori e Spazio: Il Problema della Scala e della DipendenzaNel campo dei semiconduttori, l'Italia è il secondo paese europeo per numero di imprese microelettroniche, con oltre 200 aziende attive. La filiera è robusta sul “front-end” e include attori di spicco come STMicroelectronics. Tuttavia, mancano aziende italiane nei segmenti strategici, come i chip sotto i 10nm, il design EDA e il packaging avanzato. Anche qui, il problema non è l'iniziativa, ma la mancanza di scala.Per i chip, la proposta è di accompagnare le PMI a più alto potenziale verso segmenti chiave come automotive, aerospazio e AI chips, incoraggiando coinvestimenti da parte di grandi player italiani come Leonardo, Enel, TIM con accordi di procurement garantito. Parallelamente, un rafforzamento dei poli universitari d’eccellenza e l'attrazione di attori esteri, come fatto con Silicon Box, sono essenziali per trasferire e localizzare nuove conoscenze.Anche lo spazio, dove l’Italia è stata pioniera, soffre di un'eccessiva dipendenza dal finanziamento pubblico (90% contro il 50-50 di Francia). Non abbiamo un sito nazionale per lanci orbitali e il numero di satelliti per telecomunicazioni e difesa è limitato. Per rilanciare il settore, occorre sostenere le startup spaziali italiane con semplificazioni normative e rafforzare la cooperazione internazionale, rivendicando un ruolo centrale nello sviluppo di IRIS², l’alternativa europea a Starlink.Quantum: Ambizione Contro Investimenti InsufficientiL'Italia ha presentato un'ambiziosa strategia nazionale per il quantum, ma gli investimenti sono ancora troppo bassi: nel 2023 abbiamo investito solo il 12% rispetto alla Francia e il 6% rispetto al Regno Unito. Mancano cloud quantistici nazionali, startup mature e fondi dedicati. Per invertire la rotta, si propone un centro nazionale sull’innovazione quantistica, con accesso condiviso alle infrastrutture, programmi di co-investimento pubblico-privato e incentivi fiscali, oltre a un’offerta formativa strutturata.Verso una Governance UnitariaIl ritardo dell'Italia non è irreversibile, ma richiede una svolta nel metodo e nella visione. Non bastano fondi isolati o annunci senza continuità. Il report di Harvard suggerisce l'evoluzione di CDP Deep-Tech in una "Italian Emerging Technology Agency" (IETA), un'agenzia agile capace di finanziare innovazione ad alto rischio, accelerare il trasferimento tecnologico e integrare ricerca e industria. Questo modello, che prevede un ruolo da protagonista dello Stato negli investimenti in innovazione, merita un'attenta considerazione. La sovranità tecnologica non è un concetto astratto; è la chiave per decidere se l'Italia sarà un paese che innova e produce, o che dipende e rincorre. È tempo di agire con coraggio e coerenza per il futuro del nostro Paese. Per approfondire, potete consultare la fonte originale: Agenda Digitale AI.