L'ombra del sabotaggio sull'Europa Non si tratta più di scenari da film di spionaggio, ma di una realtà concreta e preoccupante. La Russia ha intensificato le sue operazioni di guerra ibrida, prendendo di mira le infrastrutture critiche europee, sia civili che militari. L'allarme, chiaro e diretto, arriva da un recente studio dell'International Institute for Strategic Studies (IISS), che mette in guardia su una strategia del Cremlino volta a seminare caos e a testare la resilienza del Vecchio Continente. Questi non sono episodi isolati, ma parte di una campagna coordinata che si muove sotto la soglia del conflitto armato tradizionale. Come analizzato da Cybersecurity360 AI, l'obiettivo non è distruggere, ma disturbare. Creare interferenze nei sistemi GPS del trasporto aereo, danneggiare cavi sottomarini per le telecomunicazioni, colpire reti energetiche: azioni mirate a generare insicurezza e a dimostrare una capacità di proiezione della minaccia ben oltre il campo di battaglia ucraino. La guerra ibrida si combatte così, mescolando disinformazione, attacchi cyber e sabotaggi fisici. È una strategia pensata per logorare l'avversario senza scatenare una risposta militare convenzionale. E le infrastrutture critiche, il sistema nervoso delle nostre società moderne, sono diventate il bersaglio perfetto. L'Intelligenza Artificiale come arma a doppio taglio In questo scenario già complesso, l'intelligenza artificiale sta emergendo come un acceleratore di rischi. Se da un lato l'AI è uno strumento fondamentale per la difesa, dall'altro può diventare un'arma potentissima nelle mani di chi attacca. Gli aggressori la usano per creare campagne di phishing sempre più sofisticate e personalizzate, capaci di aggirare anche le difese più attente, come evidenziato da recenti analisi sui nuovi trend del cybercrime. Ma c'è di più. Un team di Microsoft, come riportato da MIT Technology Review, ha dimostrato come l'AI possa essere usata per scoprire vulnerabilità "zero-day" – cioè sconosciute agli stessi sviluppatori – persino nei sistemi di biosicurezza. Traslando questo concetto alla sicurezza delle infrastrutture, il potenziale distruttivo è enorme. Un'AI addestrata a trovare falle in una rete elettrica o in un sistema di controllo del traffico ferroviario potrebbe identificare punti deboli invisibili all'analisi umana, creando opportunità di attacco prima impensabili. Siamo di fronte a una nuova frontiera della cyberwarfare, dove algoritmi si scontrano con altri algoritmi. La velocità e la scala delle operazioni offensive aumentano in modo esponenziale, costringendo i difensori a una corsa contro il tempo per non restare indietro. Costruire la resilienza: le contromisure necessarie Come si risponde a una minaccia così fluida e pervasiva? La parola chiave non è solo difesa, ma resilienza. L'Europa e i suoi alleati stanno correndo ai ripari, ma la strada è in salita. Non basta più proteggere il perimetro; è necessario accettare che una violazione prima o poi avverrà e prepararsi a contenerne i danni e a ripristinare i servizi nel minor tempo possibile. Le contromisure si muovono su più livelli. In primo luogo, il potenziamento della cooperazione tra pubblico e privato è essenziale. Le aziende che gestiscono infrastrutture critiche e le agenzie governative di intelligence e sicurezza devono condividere informazioni sulle minacce in tempo reale. Creare un fronte comune è l'unico modo per avere una visione d'insieme e anticipare le mosse dell'avversario. In secondo luogo, bisogna investire massicciamente in tecnologie di difesa basate sull'intelligenza artificiale. Servono sistemi capaci di analizzare flussi di dati enormi per individuare anomalie comportamentali che possano indicare un attacco in corso. La caccia proattiva alle minacce (threat hunting) non può più essere un'attività sporadica, ma un processo continuo e automatizzato. La nuova direttiva europea NIS2 e il Cyber Resilience Act vanno in questa direzione, imponendo standard di sicurezza più elevati e obblighi di notifica più stringenti. Ma le normative da sole non bastano. Servono investimenti, competenze e, soprattutto, un cambio di mentalità. La sicurezza non è più un costo, ma un prerequisito strategico per la sopravvivenza economica e sociale. La partita è appena iniziata e si gioca su un campo di battaglia invisibile, dove i bit hanno lo stesso peso dei proiettili.