Google testa l'AI per stimare l'età: Rivoluzione o Sorveglianza?

Google sta sperimentando negli Stati Uniti una tecnologia basata sull'intelligenza artificiale per stimare l'età degli utenti e, di conseguenza, filtrare i contenuti su tutti i suoi prodotti.

Google e l'AI per l'età: protezione o controllo?

Immaginate un mondo digitale dove ogni contenuto si adatta perfettamente alla vostra età, proteggendovi da ciò che non è appropriato e offrendovi solo esperienze su misura. Sembra un sogno, vero? Google sta lavorando per renderlo realtà, almeno in parte. Il gigante di Mountain View sta sperimentando negli Stati Uniti una tecnologia basata sull'intelligenza artificiale per stimare l'età degli utenti e, di conseguenza, filtrare i contenuti su tutti i suoi prodotti. Una mossa che promette maggiore sicurezza per i più giovani, ma solleva anche interrogativi importanti sulla privacy e sul futuro della navigazione online.

La notizia, riportata da TechCrunch AI il 31 luglio 2025, rivela che Google utilizzerà i dati degli account, come le ricerche effettuate e i video visualizzati su YouTube, per determinare l'età presunta dell'utente. Se il sistema rileva che un utente ha meno di 18 anni, scattano una serie di misure restrittive. Niente più cronologia in Google Maps, pubblicità personalizzate disattivate, accesso limitato ad app per adulti sul Play Store e persino funzionalità di benessere digitale attivate su YouTube, come i promemoria per le pause e le notifiche per andare a letto. L'obiettivo è chiaro: creare un ambiente online più sicuro per i minori, prevenendo l'esposizione a contenuti potenzialmente dannosi, inclusi quelli che potrebbero scatenare problemi di immagine corporea se visti ripetutamente.

Come funziona e quali sono le implicazioni?

Google ha dichiarato che questo approccio combina la stima dell'età con, quando necessario, una verifica vera e propria. Se un utente ritiene di essere stato erroneamente identificato come minorenne, può fare ricorso e provare la propria età tramite un documento d'identità governativo o un selfie. Questo meccanismo di appello è cruciale per evitare errori e garantire che nessuno venga penalizzato ingiustamente. La tecnologia di stima dell'età non è una novità assoluta per Google: misure simili sono state implementate su YouTube già da qualche tempo, e l'azienda ha sperimentato questo tipo di AI in altri mercati, definendone i risultati positivi.

Ma non è solo Google a muoversi in questa direzione. Piattaforme come Instagram e Roblox hanno già iniziato a usare l'AI per stimare l'età dei loro utenti, spinti anche dalle crescenti pressioni legislative. Negli Stati Uniti, diversi stati stanno lavorando a leggi che regolamentano l'accesso dei minori ai contenuti online. Nel Regno Unito, l'Online Safety Act ha già portato all'introduzione di verifiche dell'età. È evidente che la tendenza è verso un internet più controllato per i più giovani, con l'intelligenza artificiale che gioca un ruolo centrale in questo processo.

Un futuro online più sicuro, ma a quale prezzo?

L'intento di Google è lodevole: proteggere i minori dai pericoli del web è una priorità che tutti dovremmo sostenere. L'AI può essere uno strumento potente per raggiungere questo obiettivo, filtrando contenuti indesiderati e promuovendo abitudini digitali più sane. Tuttavia, l'introduzione di una tecnologia così pervasiva solleva inevitabilmente domande sulla privacy. Quanto sono accurati questi algoritmi? Quali dati vengono esattamente utilizzati per stimare l'età? E c'è il rischio che, nel tentativo di proteggere, si finisca per limitare eccessivamente l'esperienza online anche per gli adulti, o per creare un sistema di sorveglianza digitale ancora più capillare?

L'equilibrio tra sicurezza e libertà è delicato. Mentre accogliamo con favore gli sforzi per rendere il web un posto più sicuro per i nostri figli, è fondamentale che questi sistemi siano trasparenti, controllabili e che offrano agli utenti la possibilità di mantenere il controllo sui propri dati. L'AI è uno strumento potente, ma come ogni strumento, il suo impatto dipende da come viene usato. Sarà interessante vedere come Google affinerà questa tecnologia e come la società reagirà a un internet sempre più “personalizzato” in base all'età, sperando che la protezione non si trasformi in una limitazione della libertà di esplorazione.