Gigafactory AI: L'Europa sfida USA e Cina per la sovranità
L'Europa lancia la sua sfida più ambiziosa nell'AI: la costruzione di una rete di 'Gigafactory AI', super-centri di calcolo per affrancarsi dalla dipendenza tecnologica da USA e Cina. Un'iniziativa che mira a garantire la sovranità digitale del continente.
L'Europa accelera: le Gigafactory AI per la sovranità digitale
Mentre i riflettori globali sono puntati sulla competizione tra Stati Uniti e Cina nell'intelligenza artificiale, l'Europa sta silenziosamente ma con determinazione lanciando la sua mossa più ambiziosa: la costruzione di una rete di 'Gigafactory dell'AI'. Non si tratta di semplici data center, ma di veri e propri super-centri di calcolo, progettati per ospitare oltre 100.000 GPU ciascuno. L'obiettivo è chiaro: forgiare un'infrastruttura proprietaria per sviluppare, addestrare e gestire i futuri modelli di AI europei, riducendo drasticamente la dipendenza tecnologica dalle Big Tech americane e dai colossi asiatici.
La risposta del continente è stata sorprendente. La Commissione Europea ha ricevuto ben 76 proposte da 16 Stati membri, un segnale inequivocabile dell'urgenza e dell'entusiasmo che pervade l'Europa. Come ha dichiarato Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione UE, l'interesse dimostrato "conferma il diffuso entusiasmo per l’AI in tutta Europa, ma anche l’ambizione di posizionare l’Europa come potenza globale dell’AI". Questa non è solo una questione di hardware; è una mossa geopolitica per assicurare la sovranità sui dati e sui modelli che plasmeranno le nostre economie e società del futuro. L'Europa, insomma, vuole il suo "CERN dell'AI", un hub dove i migliori talenti possano collaborare e innovare, come riportato da AI4Business Italia.
Cosa sono le Gigafactory AI e dove nasceranno
Queste Gigafactory sono pensate per essere mega-centri di calcolo e archiviazione dati, specificamente ottimizzati per lo sviluppo e l'addestramento di modelli di intelligenza artificiale su scala iper-massiccia. Ogni Gigafactory integrerà cluster con decine di migliaia di processori AI avanzati (GPU di ultima generazione), con progetti che prevedono l'acquisizione di oltre 3 milioni di GPU a livello continentale. Si stima che ogni sito richiederà almeno 100.000 chip acceleratori specializzati.
L'Europa vuole fare sul serio. Molte delle 76 candidature sono riservate, ma alcune iniziative chiave sono già emerse. In Germania, un consorzio guidato da Deutsche Telekom, SAP, Ionos e Schwarz Group punta a realizzare una Gigafactory a Berlino. La Francia vede un forte attivismo sia pubblico che privato: il consorzio GENCI ha già un progetto nazionale integrato con EuroHPC, e MGX, con Nvidia e startup locali come Mistral AI, ha annunciato piani per un mega data center AI vicino Parigi, con una potenza fino a 1,4 GW, potenzialmente il più grande campus computazionale d'Europa per l'AI. Anche l'Italia non resta a guardare: con il supercomputer Leonardo del CINECA a Bologna, il nostro Paese ha già una base solida. È probabile che una delle proposte italiane miri a potenziare il Tecnopolo di Bologna o altre sedi, per offrire accesso a risorse di calcolo AI di livello mondiale a PMI e ricercatori italiani. Spagna, Finlandia, Polonia, Bulgaria e Slovenia dimostrano un desiderio diffuso di ospitare queste infrastrutture, indicando un ecosistema AI europeo distribuito e non concentrato solo sui soliti noti.
Le sfide da affrontare: chip, energia e burocrazia
La strada per le Gigafactory AI non è priva di ostacoli. La prima grande sfida è la dipendenza dai chip avanzati. L'Europa non produce GPU o ASIC AI al livello di Nvidia, che detiene circa il 90% del mercato GPU per AI, né ha fonderie come TSMC. Questa dipendenza espone a rischi nell'approvvigionamento e al controllo esterno. Le restrizioni all'export di semiconduttori e la corsa globale alle GPU rendono incerta la disponibilità di milioni di processori necessari. L'UE sta valutando soluzioni alternative, come investire in chip open source o sostenere lo sviluppo di tecnologie europee autoctone, e il Chips Act del 2026 mira a potenziare la capacità europea di produrre semiconduttori avanzati. Senza una filiera chip più autonoma, l'obiettivo di sovranità potrebbe essere vanificato.
Un altro nodo cruciale sono i costi colossali. Ogni Gigafactory necessita di circa 100.000 GPU, con un costo unitario di circa 40.000 euro, il che significa 4-5 miliardi di euro solo per l'hardware per sito. A questi si aggiungono i costi per infrastrutture, personale qualificato e manutenzione, portando il conto totale a oltre 10 miliardi di euro nel ciclo di vita. Cifre da capogiro che richiedono partnership pubblico-private robuste. L'UE, tramite il fondo InvestAI, intende mobilitare 200 miliardi di euro, combinando un nuovo fondo europeo da 20 miliardi con capitali privati e della BEI, per co-finanziare fino a 5 Gigafactory. L'obiettivo è attrarre grandi finanziamenti internazionali in Europa, creando un effetto leva significativo.
Infine, la sostenibilità energetica e la burocrazia. Alimentare data center di queste dimensioni richiede decine di Megawatt di potenza continua, l'equivalente di una piccola città. Sarà fondamentale sviluppare progetti per la fornitura da fonti rinnovabili dedicate e ottimizzare l'efficienza energetica. La Commissione insiste sulla necessità di integrare la sostenibilità ambientale fin dalle fasi iniziali dei progetti. L'impegno è triplicare la capacità dei data center europei entro 5-7 anni, puntando a soddisfare la domanda interna entro il 2035 senza compromettere gli obiettivi climatici. A questo si aggiunge la sfida del coordinamento politico e della burocrazia europea, che potrebbero rallentare i tempi di realizzazione. Tuttavia, Bruxelles ha promesso di snellire le procedure autorizzative.
L'Europa protagonista dell'AI entro il 2030?
Con la messa in opera delle Gigafactory AI, l'Unione Europea punta a un cambio di passo storico che potrebbe ridefinire il suo ruolo nel panorama tecnologico mondiale entro il 2030. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, ha affermato: "La leadership globale è ancora alla portata". Questo ottimismo riflette la convinzione che l'Europa possa colmare il gap e persino eccellere, puntando sulla sua ricerca scientifica di punta e sui valori di etica, inclusività e affidabilità. L'analogia con il CERN non è casuale: l'auspicio è che le Gigafactory diventino per l'AI ciò che il CERN è stato per la fisica, hub dove i migliori talenti mondiali collaborano, alimentando scoperte e innovazioni a catena.
In uno scenario favorevole, entro il 2030 l'Europa avrà infrastrutture AI d'avanguardia capaci di supportare lo sviluppo di foundation model "made in EU", riducendo drasticamente i tempi di addestramento. Questo rafforzerebbe l'ecosistema industriale e scientifico, offrendo a startup e PMI europee accesso a risorse computazionali sovrane, invertendo il "brain drain" tecnologico. Inoltre, una maggiore indipendenza geopolitica sul fronte digitale e un ruolo da norm-setter globale sull'AI, grazie al rispetto dei valori europei, renderebbero l'UE un modello per l'innovazione responsabile. La posta in gioco è alta: il successo di questo progetto è cruciale per decidere se l'Europa sarà un attore protagonista o un semplice consumatore nella rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Le Gigafactory potrebbero diventare i motori e i simboli tangibili di una nuova era digitale made in EU.