Excel ha i giorni contati? La startup AI che vuole "ucciderlo" Nove milioni di dollari per dichiarare guerra aperta a Microsoft Excel. Non è uno scherzo, ma la missione di Maximor, una nuova startup che promette di rivoluzionare il lavoro d'ufficio, specialmente nel settore finanziario, con una nuova generazione di agenti basati sull'intelligenza artificiale. L'ambizione è di quelle che fanno tremare i polsi. Da decenni, Excel è il re incontrastato dei fogli di calcolo, uno strumento tanto potente quanto, per molti, macchinoso e fonte di infiniti processi manuali. Maximor vuole scardinare questo paradigma, automatizzando le operazioni più ripetitive e a basso valore aggiunto che affliggono i team finanziari di mezzo mondo. L'assalto al regno dei fogli di calcolo A guidare l'attacco sono due nomi che conoscono bene il nemico: Ramnandan Krishnamurthy (CEO) e Ajay Krishna Amudan (CTO), entrambi ex manager di Microsoft. La loro creatura ha già convinto investitori di peso, raccogliendo un cospicuo finanziamento da 9 milioni di dollari, come riportato da AI News Italia. Un segnale forte che il mercato crede nella loro visione. Ma cosa fa esattamente Maximor? Invece di costringere gli analisti a destreggiarsi tra infinite celle e formule, la piattaforma offre "agenti AI" specializzati. Questi strumenti si integrano direttamente con i sistemi aziendali esistenti (ERP, CRM, piattaforme di pagamento) per svolgere in autonomia compiti come riconciliazioni complesse, analisi di contratti e generazione di reportistica. L'obiettivo è semplice: liberare tempo prezioso. Il target non sono le piccole imprese, ma le aziende di medie dimensioni, con un fatturato di almeno 50 milioni di dollari. Realtà abbastanza strutturate da avere processi complessi, ma non sempre dotate delle risorse per sviluppare soluzioni di automazione su misura. Maximor promette output tracciabili e conformi agli audit, un dettaglio non da poco in un settore iper-regolamentato come la finanza. Un'esigenza dettata dal mercato L'idea di Maximor non nasce nel vuoto. Arriva in un momento storico in cui il settore finanziario è sotto pressione. Da un lato, c'è una carenza di professionisti qualificati; dall'altro, la complessità normativa è in costante aumento. L'automazione non è più un lusso, ma una necessità per rimanere competitivi e sostenibili. La startup cita un trend già in atto: le aziende che hanno adottato agenti AI stanno già vedendo risparmi significativi, con tagli ai costi che possono arrivare fino al 35%. Si tratta di liberare le persone da compiti alienanti per permettere loro di concentrarsi su analisi strategiche e decisioni ad alto valore aggiunto. Almeno, questa è la promessa. Il rovescio della medaglia: l'automazione ci rende più "pigri"? Eppure, non è tutto oro quello che luccica. Mentre l'entusiasmo per strumenti come Maximor cresce, emergono interrogativi cruciali sul nostro rapporto con la tecnologia. Un recente e discusso studio del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha sollevato un campanello d'allarme: affidarsi eccessivamente ai modelli linguistici (LLM), il motore di queste nuove intelligenze artificiali, potrebbe ridurre l'attività cerebrale. I ricercatori hanno osservato che il cervello umano non solo lavora meno quando usa un'AI, ma questo effetto "pigrizia" tende a persistere anche nei compiti successivi svolti senza assistenza tecnologica. Questo ci porta a chiederci se stiamo inseguendo una sorta di "grande illusione della produttività", come paventato da alcuni analisti. L'AI ci rende davvero più produttivi o sta semplicemente offuscando le nostre capacità cognitive? Delegare la compilazione di un report è un conto. Delegare l'analisi critica che sta dietro a quel report è un altro. Il rischio è di creare una generazione di professionisti che sa come usare gli strumenti, ma non comprende più i processi sottostanti. Un futuro in cui siamo bravissimi a premere pulsanti, ma abbiamo dimenticato come si costruisce il meccanismo. Un futuro in equilibrio tra uomo e macchina La sfida di Maximor è quindi duplice. Da un lato, deve dimostrare di essere tecnologicamente superiore e più efficiente di un colosso quasi monopolista come Excel. Dall'altro, deve inserirsi in un dibattito sempre più acceso sul ruolo dell'uomo nel futuro del lavoro automatizzato. La vera innovazione, forse, non sarà la sostituzione totale, ma la creazione di un nuovo equilibrio. Il futuro ideale potrebbe essere quello in cui l'AI si fa carico del "lavoro sporco" – i calcoli, le riconciliazioni, l'aggregazione di dati – lasciando all'essere umano il compito che nessuna macchina può (ancora) replicare: il pensiero critico, l'intuizione strategica e la capacità di porre le domande giuste. La scommessa di Maximor è appena iniziata, ma la partita per il futuro del lavoro d'ufficio è più aperta che mai.