Il mondo dell'intelligenza artificiale non smette di stupire, e l'ultima notizia che sta facendo il giro del settore è l'enorme iniezione di capitale in Databricks. L'azienda, già nota per le sue soluzioni di analisi dati, ha appena chiuso un round di finanziamento da ben 1 miliardo di dollari, portando la sua valutazione a un impressionante cifra di 100 miliardi di dollari. Un segnale chiaro che il futuro dei database è sempre più legato all'AI.Questo investimento non è stato dettato da un bisogno di liquidità – Databricks aveva già raccolto 10 miliardi a gennaio – ma da una precisa strategia. Come ha rivelato Ali Ghodsi, co-fondatore e CEO di Databricks, a TechCrunch AI, il denaro servirà a spingere due progetti chiave: Lakebase, un database pensato per gli agenti AI, e Agent Bricks, una piattaforma per la creazione di agenti intelligenti.Lakebase: il database per un'era dominata dall'AIL'idea di Ghodsi è audace: attaccare il mercato dei database, un settore da 105 miliardi di dollari rimasto sostanzialmente immutato per decenni. La chiave di volta? Gli agenti AI. «Un anno fa, il 30% dei database non era creato da esseri umani, ma da agenti AI. Quest'anno, la statistica è all'80%», ha spiegato Ghodsi. E la sua previsione è che, entro un anno, il 99% dei nuovi database sarà generato da intelligenze artificiali.Lakebase, lanciato a giugno, si basa su PostgreSQL e promette di essere una soluzione robusta e di livello enterprise. La sua forza risiede nella capacità di separare il calcolo dallo storage, un dettaglio tecnico che si traduce in un enorme vantaggio economico. Gli agenti AI, infatti, possono creare un numero elevatissimo di database in tempi rapidissimi. Se ogni creazione comportasse costi proibitivi, l'innovazione sarebbe frenata. Con Lakebase, invece, Databricks mira a rendere questo processo efficiente e conveniente, evitando che le aziende vadano in bancarotta per l'eccessiva generazione di database da parte delle AI.Agent Bricks: AI che risolvono problemi realiAccanto a Lakebase, l'altro pilastro della strategia di Databricks è Agent Bricks, anch'esso presentato a giugno. Ghodsi non è interessato a creare "super intelligenze" o "geni matematici artificiali". La sua visione è più pragmatica e orientata al mondo aziendale. «Non è questo che ci serve nelle organizzazioni», ha affermato. L'obiettivo è sviluppare agenti AI capaci di gestire in autonomia compiti ripetitivi e routinari, come l'onboarding di nuovi dipendenti o la risposta a domande personalizzate sui benefit HR.Questo approccio, focalizzato sull'automazione di processi aziendali specifici e spesso noiosi, potrebbe rappresentare un'opportunità di crescita enorme, sia per il PIL globale che per le singole organizzazioni. Ghodsi è convinto che concentrarsi su queste applicazioni concrete darà ad Agent Bricks un vantaggio competitivo significativo. Inoltre, parte del miliardo raccolto servirà anche a ingaggiare i migliori talenti nel campo dell'AI, in quella che Ghodsi ha scherzosamente definito la "guerra di accaparramento di talenti AI", un'attività notoriamente molto costosa al giorno d'oggi.Il futuro è già qui: meno umani, più AI nella creazione di datiQuesti sviluppi non sono solo un segnale della forza finanziaria di Databricks, ma anche un'indicazione chiara della direzione che sta prendendo l'intero settore tecnologico. L'idea che gli agenti AI non solo utilizzino i dati, ma li creino e li gestiscano in autonomia, apre scenari impensabili fino a pochi anni fa.La scommessa di Ghodsi sul fatto che il 99% dei nuovi database sarà generato da AI è audace, ma non inverosimile, considerando il ritmo esponenziale dell'innovazione in questo campo. Se la sua visione si realizzerà, assisteremo a una profonda trasformazione del modo in cui le aziende gestiscono le informazioni e automatizzano i processi. Databricks si posiziona come un attore chiave in questa rivoluzione, promettendo di ridefinire le regole del gioco nel mercato dei database con l'intelligenza artificiale al centro.