Un paradosso digitale: innovazione record, sicurezza al palo La Corea del Sud è il sogno di ogni appassionato di tecnologia. Connessioni ultraveloci, innovazione costante e colossi come Samsung, LG e Hyundai che dominano il mercato globale. Ma dietro questa facciata scintillante si nasconde una vulnerabilità profonda, un vero e proprio tallone d'Achille: la sua sicurezza informatica. Il paese sta vivendo un assedio digitale, con una media di un grave attacco hacker al mese che mette in ginocchio aziende, agenzie governative e cittadini. Questa ondata di violazioni sta scuotendo la fiducia nelle infrastrutture digitali nazionali. Secondo una dettagliata analisi di TechCrunch AI, il problema non è la mancanza di tecnologia, ma una grave frammentazione strutturale. Ministeri e agenzie agiscono in silos, senza un coordinamento efficace, trasformando ogni crisi in una corsa caotica per scaricare le responsabilità. Manca una figura chiara, un "primo soccorritore" designato per intervenire immediatamente dopo un attacco. Il risultato è una risposta lenta e disorganizzata, che lascia campo libero agli aggressori. Le ambizioni digitali del paese, insomma, corrono molto più velocemente della sua capacità di proteggerle. La radice del problema: un sistema reattivo e senza talenti "L'approccio del governo alla cybersecurity rimane in gran parte reattivo, trattandola come un problema di gestione delle crisi piuttosto che come un'infrastruttura nazionale critica", ha spiegato a TechCrunch Brian Pak, CEO della società di sicurezza informatica Theori, con sede a Seoul. Questa mentalità ha conseguenze disastrose. Invece di costruire difese proattive e resilienti, si tende a cercare soluzioni rapide e superficiali solo dopo che il danno è stato fatto. Questo immobilismo politico, unito alla burocrazia, ha creato un altro problema enorme: una grave carenza di esperti di sicurezza informatica. Come sottolinea Pak, si è innescato un circolo vizioso: senza talenti, è impossibile sviluppare e mantenere le difese necessarie per anticipare le minacce. La lista degli incidenti del 2025 è un bollettino di guerra. A maggio, il gigante delle telecomunicazioni SK Telecom ha subito una violazione che ha esposto i dati di 23 milioni di clienti, quasi metà della popolazione. Ad agosto, è toccato a Lotte Card, con i dati di circa 3 milioni di utenti compromessi. Questi non sono casi isolati, ma sintomi di una malattia sistemica. Quando l'AI diventa un'arma: il caso Kimsuky La minaccia si sta evolvendo. A luglio, il gruppo di hacker Kimsuky, ritenuto legato alla Corea del Nord, ha alzato il tiro. Ha lanciato un attacco di spear-phishing contro un'istituzione legata alla difesa sudcoreana utilizzando immagini deepfake generate dall'intelligenza artificiale per ingannare le vittime. Questo episodio segna un salto di qualità preoccupante, dimostrando come le nuove tecnologie possano essere trasformate in armi sofisticate. Gli attacchi non risparmiano nessuno: dalle piattaforme di ricerca di lavoro come Albamon alle società finanziarie come Seoul Guarantee Insurance, colpita da un ransomware che ha paralizzato i suoi sistemi principali. Persino la piattaforma di ticketing Yes24 è stata messa offline due volte in tre mesi da attacchi ransomware, causando cancellazioni di concerti e disagi diffusi. La corsa ai ripari del governo: una soluzione o un nuovo problema? Di fronte all'escalation, l'Ufficio per la Sicurezza Nazionale della presidenza ha finalmente deciso di intervenire. È stato annunciato un piano interministeriale per creare una risposta coordinata e centralizzata. Inoltre, una modifica legislativa darà al governo il potere di avviare indagini al primo segnale di hacking, anche senza una denuncia formale da parte dell'azienda colpita. L'obiettivo è chiaro: creare quella cabina di regia che finora è mancata. Tuttavia, c'è chi, come Brian Pak, mette in guardia dai rischi di un simile approccio. Concentrare tutto il potere in una "torre di controllo" presidenziale potrebbe portare a una "politicizzazione" della cybersecurity e a un eccesso di potere. La soluzione, forse, sta in un modello ibrido: un organismo centrale per la strategia e il coordinamento, affiancato da un'autorità di vigilanza indipendente per garantire equilibrio e responsabilità. Mentre il governo cerca di tappare le falle, il Ministero della Scienza e dell'ICT assicura di essere "impegnato ad affrontare minacce informatiche sempre più sofisticate". La strada per trasformare la Corea del Sud da un colosso tecnologico vulnerabile a una vera fortezza digitale, però, sembra ancora lunga e complessa. La vera sfida non sarà solo tecnologica, ma soprattutto strutturale e culturale.