Cina vs Nvidia: l'assalto ai chip per l'IA è iniziato Pechino ha tracciato una linea sulla sabbia. L'obiettivo è tanto semplice quanto ambizioso: triplicare la produzione nazionale di chip per l'intelligenza artificiale entro il 2026. Una mossa strategica che mira a un solo bersaglio: ridurre la schiacciante dipendenza da Nvidia, il colosso americano che oggi domina il mercato globale. La guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti entra in una nuova, decisiva fase. Il Dragone contro il gigante dei chip La decisione non arriva a ciel sereno. Da tempo, il governo cinese manifesta una crescente preoccupazione per la sicurezza nazionale legata all'hardware straniero. Come riportato da AI News Italia, la goccia che ha fatto traboccare il vaso sembra essere il chip H20 di Nvidia, una versione depotenziata creata appositamente per aggirare i divieti di esportazione statunitensi. Paradossalmente, proprio questo chip "amico" è visto con sospetto. Pechino teme che l'acquisto su larga scala di questi componenti possa creare una backdoor, un canale preferenziale per gli Stati Uniti per accedere a dati sensibili e infrastrutture critiche cinesi. Di fronte a questo rischio, la scelta è diventata obbligata: puntare tutto sulla produzione interna, anche a costo di un'accelerazione forzata. Non si tratta più solo di una questione commerciale, ma di sovranità tecnologica. La Cina ha capito che per guidare la rivoluzione dell'IA non basta sviluppare algoritmi avanzati; è necessario controllare la fonderia, il silicio da cui tutto prende vita. L'autosufficienza è diventata la parola d'ordine. I campioni nazionali in prima linea Per questa impresa titanica, la Cina non parte da zero. Due giganti sono stati chiamati a guidare la carica: Huawei e SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corporation). Nomi che l'Occidente conosce bene, spesso al centro delle sanzioni americane. Ora, diventano i pilastri della strategia di indipendenza di Pechino. Huawei, già leader nelle telecomunicazioni, sta investendo massicciamente nella sua divisione di semiconduttori, HiSilicon. Sono in cantiere ben tre nuovi stabilimenti dedicati esclusivamente alla produzione di processori per l'IA. Un segnale inequivocabile della sua determinazione a competere direttamente con i prodotti di punta di Nvidia. Dall'altra parte, SMIC, il più grande produttore di chip su contratto della Cina, ha un piano altrettanto audace: raddoppiare nel breve termine la sua capacità produttiva di chip a 7 nanometri. Sebbene ancora indietro rispetto ai processi a 3nm di TSMC, si tratta di un passo fondamentale per fornire al mercato interno alternative valide e performanti. L'obiettivo, però, va oltre la semplice produzione di hardware. La vera sfida è costruire un ecosistema completo. Pechino sta spingendo per creare un'intera filiera domestica, che includa non solo i chip, ma anche il software, i framework di sviluppo e le piattaforme cloud, in modo da offrire un pacchetto "chiavi in mano" che possa realmente fare a meno delle soluzioni americane. Una corsa a ostacoli verso l'autonomia Il piano è impressionante sulla carta, ma il percorso è tutt'altro che in discesa. La Cina si scontra con ostacoli enormi, primo fra tutti l'accesso alle tecnologie di produzione più avanzate. Le sanzioni statunitensi ed europee bloccano l'esportazione delle macchine per la litografia ultravioletta estrema (EUV) prodotte dall'olandese ASML, indispensabili per stampare i chip più piccoli e potenti. Senza queste macchine, raggiungere la frontiera tecnologica di Nvidia e TSMC resta un miraggio. SMIC e Huawei stanno lavorando su soluzioni alternative e processi produttivi meno recenti, ma il gap tecnologico rischia di rimanere un fattore limitante. È una corsa contro il tempo e contro le restrizioni geopolitiche. Inoltre, c'è il fattore energetico. I data center e le fabbriche di chip sono incredibilmente energivori. Se da un lato la Cina sta aumentando la sua capacità energetica a ritmi vertiginosi, superando gli USA, dall'altro deve fare i conti con la sostenibilità di questa crescita. La disponibilità di energia pulita e a basso costo potrebbe diventare un vantaggio strategico cruciale in questa competizione a lungo termine. Questa mossa della Cina non è solo una dichiarazione di intenti, ma un vero e proprio terremoto per gli equilibri globali. Se Pechino riuscirà, anche solo parzialmente, nel suo intento, assisteremo a una frammentazione del mercato dell'IA, con due ecosistemi tecnologici paralleli e in competizione. Per Nvidia e le altre aziende occidentali, significa la potenziale perdita di un mercato immenso. Per il mondo, segna l'inizio di una nuova era di rivalità tecnologica, dove l'innovazione è sempre più legata alla geopolitica.