Trasparenza a portata di click: il dilemma dello streaming La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, spinta anche dai fondi del PNRR, sta cambiando il rapporto tra cittadini e istituzioni. Una delle innovazioni più visibili è la trasmissione in diretta streaming delle sedute dei consigli comunali. Un'ottima notizia per la trasparenza, che permette a chiunque di seguire i processi decisionali comodamente da casa. Ma cosa succede quando l'esigenza di pubblicità si scontra con il diritto alla protezione dei dati personali? La questione è tutt'altro che banale. Ogni ripresa audio-video di una seduta pubblica implica un trattamento di dati personali: volti, voci, opinioni politiche, e a volte anche informazioni sensibili su terze persone menzionate durante i dibattiti. Il rischio è quello di cadere in una trappola: nel tentativo di essere più aperti, si potrebbe finire per violare la privacy dei partecipanti o di cittadini ignari. Trovare un equilibrio non è semplice, ma è fondamentale per costruire una vera democrazia digitale. Il GDPR entra in aula consiliare: chi decide e come Quando un Comune decide di trasmettere le proprie sedute, diventa a tutti gli effetti "titolare del trattamento" secondo il GDPR. Questo significa che ha la responsabilità di definire finalità e mezzi, garantendo che tutto avvenga nel rispetto della legge. Ma qual è la base giuridica che permette di diffondere online immagini e voci dei consiglieri? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è il consenso. Sarebbe impraticabile e politicamente complesso chiederlo a ogni singolo partecipante per ogni seduta. Come spiega un'approfondita analisi di Cybersecurity360 AI, la base giuridica risiede nell'adempimento di un obbligo di legge e nell'esecuzione di un compito di interesse pubblico. Il Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), infatti, sancisce il principio di pubblicità delle sedute. Lo stesso Garante per la Protezione dei Dati Personali, in un parere del 2022, ha chiarito che le autorità pubbliche non devono chiedere il consenso quando agiscono per assolvere a compiti di interesse pubblico, proprio per evitare lo squilibrio di potere tra l'ente e il cittadino. Gli strumenti pratici per un'amministrazione conforme Se il consenso non serve, non significa che si possa fare tutto. L'ente locale deve comunque adottare una serie di misure organizzative e tecniche per proteggere i dati. Il primo strumento, e forse il più importante, è un regolamento specifico. Questo documento dovrebbe disciplinare in modo chiaro tutti gli aspetti del trattamento. Ecco alcuni punti che un regolamento efficace dovrebbe contenere: Informativa chiara: Esporre avvisi ben visibili all'ingresso dell'aula e far sì che il Presidente del Consiglio informi tutti dell'inizio delle riprese. Minimizzazione dei dati: Le telecamere dovrebbero inquadrare solo i soggetti che partecipano attivamente alla seduta (consiglieri, assessori), escludendo il pubblico presente in sala. Gestione dei dati sensibili: Prevedere la possibilità di sospendere la diretta streaming quando si trattano argomenti che potrebbero rivelare dati particolari (es. stato di salute, situazioni giudiziarie) o ledere la dignità di qualcuno. Limitazione della conservazione: Stabilire per quanto tempo le registrazioni rimarranno disponibili online. La pubblicità è un dovere, ma lasciare un video accessibile per sempre potrebbe essere sproporzionato. E l'Intelligenza Artificiale? Non solo un problema, ma una soluzione Finora abbiamo parlato di regole e obblighi, ma l'Intelligenza Artificiale può giocare un ruolo attivo nel risolvere questi dilemmi. Se da un lato la tecnologia crea il problema, dall'altro può offrire la soluzione. Pensiamo a strumenti di AI in grado di analizzare il video in tempo reale per anonimizzare automaticamente i volti del pubblico o di chiunque non debba essere ripreso. Ancora più interessante è l'applicazione dell'AI alla trascrizione automatica delle sedute. Un software potrebbe non solo convertire il parlato in testo, ma anche riconoscere e oscurare nomi o informazioni sensibili menzionate per errore durante un intervento. Questo garantirebbe la creazione di verbali accurati e sicuri, accessibili a tutti senza rischi per la privacy. In questo scenario, l'AI diventa uno strumento pratico non solo per i cittadini, ma per la stessa Pubblica Amministrazione, aiutandola a essere più efficiente e conforme alle normative. La sfida, come sempre, sta nell'adottare queste tecnologie in modo consapevole e regolamentato, assicurandosi che l'algoritmo agisca come un garante della privacy e non come un'ulteriore incognita. La prossima volta che guarderete il vostro consiglio comunale online, quindi, saprete che dietro quella diretta c'è un complesso lavoro per bilanciare apertura democratica e diritti individuali. Un'arena dove la tecnologia, la legge e, sempre più spesso, l'intelligenza artificiale si incontrano per definire il futuro della partecipazione civica.