AI e Spazio: L'Europa Rischia di Perdere la Corsa?
Nel dinamico scenario globale dell'intelligenza artificiale e della Space Economy, un fattore si sta rivelando cruciale: la velocità. Mentre superpotenze come Stati Uniti e Cina avanzano a ritmi serrati, l'Europa e, in particolare, l'Italia, rischiano di rimanere indietro.
L'Europa e l'Italia: un passo indietro nella corsa all'AI e allo Spazio
Nel dinamico scenario globale dell'intelligenza artificiale e della Space Economy, un fattore si sta rivelando cruciale: la velocità. Mentre superpotenze come Stati Uniti e Cina avanzano a ritmi serrati, l'Europa e, in particolare, l'Italia, rischiano di rimanere indietro. Questo non è solo un problema di prestigio, ma una questione di sovranità tecnologica, influenza geopolitica e futuro delle nostre imprese innovative.
Secondo un'analisi di Agenda Digitale AI, pubblicata il 4 agosto 2025, il divario tra l'Europa e i suoi principali competitor è sempre più evidente. Negli ultimi anni, la rapidità con cui Stati Uniti e Cina hanno sviluppato le loro costellazioni satellitari è impressionante. SpaceX, ad esempio, ha lanciato oltre 6.000 satelliti Starlink tra il 2019 e il 2025, consolidando una posizione dominante nelle comunicazioni globali. Parallelamente, la Cina punta a mettere in orbita ben 13.000 satelliti con le costellazioni Guowang e Beidou, imponendo nuovi standard a livello mondiale.
Burocrazia e frammentazione: i freni europei
La differenza di passo è netta e risiede principalmente nei modelli decisionali. Negli Stati Uniti, agenzie come la Space Development Agency (SDA) e la DARPA operano con processi snelli, capaci di trasformare un progetto in un lancio effettivo in soli 24 mesi. Questo è possibile grazie a una fluida integrazione tra investimenti pubblici e capitali privati, che accelera l'intero ciclo di sviluppo. In Cina, il sistema centralizzato permette decisioni rapide e un'immediata risposta industriale alle direttive strategiche del governo.
L'Europa, al contrario, si trova impantanata in una governance multilivello che coinvolge l'ESA, la Commissione Europea e le singole agenzie nazionali come l'ASI in Italia. Questa complessità burocratica rallenta drasticamente ogni progetto. Un esempio lampante è la costellazione italiana IRIDE, finanziata con circa 1 miliardo di euro dal PNRR. Prevista per essere operativa entro il 2026, rischia già oggi ritardi significativi. Questa lentezza non solo mina la competitività delle imprese europee e italiane, ma le condanna a perdere terreno prezioso in un settore in cui il tempo è valuta pregiata.
Quattro mosse per accelerare
Per recuperare il terreno perduto e rimanere rilevanti nella corsa allo spazio e all'AI, l'Europa e l'Italia devono agire con decisione. Alessandro Sannini, CEO di Twin Advisors&Partners Limited, propone quattro soluzioni chiave:
- Procedure fast-track: È fondamentale snellire le gare pubbliche. Se negli USA le procedure durano mesi, in Europa si parla di anni. Servono gare in fase unica, contratti a prezzo fisso con penali per i ritardi e project manager con chiara autorità decisionale. In Italia ciò potrebbe significare la nomina di commissari straordinari per i progetti strategici, come già accade per le infrastrutture terrestri.
- Coinvolgimento del capitale privato: Il settore spaziale europeo soffre di una carenza cronica di capitali privati. Mentre negli Stati Uniti venture capital e private equity alimentano costantemente l'innovazione, in Europa gli strumenti finanziari sono limitati. Servono fondi di growth equity specializzati con garanzie statali e comunitarie, strumenti di debito specifici come i "basket bond" spaziali e incentivi fiscali mirati per chi investe nel settore.
- Riforma delle agenzie spaziali: ESA e ASI devono trasformarsi da enti burocratici a motori industriali. Questo implica la creazione di task force autonome per i grandi progetti, l'eliminazione di passaggi autorizzativi ridondanti e un'apertura sistematica al "New Space", favorendo le PMI innovative non tradizionali.
- Normativa spaziale europea unificata: L'assenza di una legislazione comune sullo spazio complica enormemente le cose. Ogni Stato membro ha regolamenti propri su licenze, assicurazioni, export control e uso dei dati. Un'unica normativa europea semplificherebbe e accelererebbe l'autorizzazione di satelliti e servizi, uniformerebbe le regole sull'uso dei dati (soprattutto per i payload dual use civili e militari) e snellirebbe l'export e l'import di tecnologie spaziali.
Il futuro delle PMI italiane: a rischio
Queste lentezze burocratiche e la mancanza di agilità hanno un impatto devastante sulle piccole e medie imprese spaziali italiane, che pure rappresentano un motore fondamentale di innovazione. Aziende come Argotec, D-Orbit, NPC, Tyvak, Qascom, Leaf Space o Altec, pur essendo all'avanguardia tecnologica, si trovano costantemente a rischio a causa dei ritardi, che compromettono liquidità e pianificazione strategica. Per loro, ogni settimana di attesa può significare perdere un'opportunità di mercato, ostacolare lo sviluppo o, nel peggiore dei casi, rischiare il fallimento o l'acquisizione da parte di competitor esteri più rapidi.
In un'era in cui l'AI e lo spazio definiscono le nuove frontiere della competitività globale, perdere tempo non è più un'opzione. Significa rinunciare a potere geopolitico, a capacità di negoziazione internazionale e, in ultima analisi, alla sovranità tecnologica. L'Europa e l'Italia devono decidere se vogliono continuare a discutere o finalmente accelerare. Il tempo, in questo settore, non è solo una variabile, ma una risorsa strategica. Chi non corre, rischia di essere tagliato fuori definitivamente dall'orbita della competizione globale.