Aeneas, l'AI che decifra i segreti dell'Impero Romano
L'archeologia ha un nuovo, potente alleato. Non brandisce una spazzola o un piccone, ma complessi algoritmi di deep learning. Si chiama Aeneas, ed è l'ultima creazione di Google DeepMind per decifrare la storia romana.
Un archeologo digitale per l'Impero Romano
L'archeologia ha un nuovo, potente alleato. Non brandisce una spazzola o un piccone, ma complessi algoritmi di deep learning. Si chiama Aeneas, ed è l'ultima creazione di Google DeepMind, un'intelligenza artificiale progettata per gettare nuova luce sui frammenti di storia incisi nella pietra. La sua missione? Aiutare gli storici a decifrare, datare e localizzare le antiche iscrizioni latine, spesso incomplete e corrose da secoli di oblio.
Questo strumento non è un semplice "correttore automatico" per il latino. Aeneas analizza lo stile, il vocabolario e le formule epigrafiche per determinare con notevole precisione dove e quando un'iscrizione è stata creata. Si tratta di un'evoluzione diretta di Ithaca, il suo predecessore addestrato sulla lingua greca, ma con ambizioni ancora maggiori.
Come funziona il "copilota" degli storici
Immaginate una lastra di marmo danneggiata, su cui si legge a malapena "...us populusque Romanus". Un epigrafista esperto riconoscerebbe subito il frammento. Aeneas fa lo stesso, ma su scala massiva: suggerisce che il testo mancante sia quasi certamente "Senat", per comporre la celebre frase "Senatus populusque Romanus". Ma non si ferma qui.
Il vero punto di forza di Aeneas, come spiegato in un articolo del MIT Technology Review, è la sua capacità di effettuare un'analisi comparativa istantanea. Il sistema confronta il testo con un database di quasi 150.000 iscrizioni, che spaziano dalla Britannia all'attuale Iraq, per trovare parallelismi. In questo modo fornisce agli studiosi non una risposta secca, ma un ventaglio di ipotesi plausibili, complete di dati statistici.
Yannis Assael, ricercatore di Google DeepMind, ha chiarito l'obiettivo: non si tratta di automatizzare il lavoro degli epigrafisti, ma di "creare uno strumento che si integri nel flusso di lavoro di uno storico". L'AI agisce come un copilota, accelerando un processo di ricerca che altrimenti richiederebbe mesi, se non anni, di faticose verifiche manuali.
I risultati sul campo e le sfide future
L'efficacia di Aeneas non è solo teorica. Per validare il sistema, i ricercatori hanno coinvolto 23 storici, testando il loro approccio a iscrizioni già note, con e senza l'aiuto dell'AI. I risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature, sono stati sorprendenti: Aeneas ha stimolato nuove idee di ricerca nel 90% dei casi e ha migliorato l'accuratezza nella datazione e localizzazione dei reperti.
Uno dei test più significativi ha riguardato il Monumentum Ancyranum, una delle iscrizioni più celebri e studiate al mondo, incisa sulle pareti di un tempio ad Ankara. L'AI ha fornito stime e paralleli che rispecchiavano l'analisi storica consolidata, dimostrando un'attenzione al dettaglio paragonabile a quella di un esperto. "È stato sbalorditivo", ha commentato Thea Sommerschield, epigrafista dell'Università di Nottingham che ha collaborato al progetto.
Tuttavia, la strada è ancora lunga. Come fa notare Kathleen Coleman, docente di lettere classiche ad Harvard, Aeneas non interpreta il significato dei testi e la sua reale utilità a lungo termine deve ancora essere dimostrata. Resta da vedere come si comporterà con reperti più oscuri e frammentari, lontani dai "grandi classici" dell'epigrafia.
Un ponte tra passato e futuro
Nonostante le cautele, il potenziale è enorme. Google DeepMind ha reso Aeneas open-source e accessibile a tutti: studenti, ricercatori, curatori di musei. L'obiettivo, come descritto dalla stessa Sommerschield, è uno "scenario da sogno": poter usare l'AI direttamente sul campo, magari in un sito archeologico dove è appena riemersa un'iscrizione.
Aeneas rappresenta un perfetto esempio di come la tecnologia più avanzata possa diventare un potente alleato delle discipline umanistiche. Non una macchina che sostituisce l'uomo, ma uno strumento che ne amplifica l'ingegno, aiutandoci a ricomporre i pezzi del nostro passato e a far parlare le pietre come mai prima d'ora.